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Camorra

Agguati, spaccio ed estorsioni: i ras di Miano verso la stangata

Boss e gregari dei clan eredi dei “Capitoni” rischiano tre secoli di carcere

Agguati, spaccio ed estorsioni: i ras di Miano verso la stangata

Nei riquadri Oscar Pecorelli “’o pastore”, Antonio Scognamiglio, Gennaro Catone, Salvatore Ronga, Bernardo Torino, Luca Isaia e Cesare Duro

NAPOLI. Miano “di sotto” contro Miano “di sopra”. Le due paranze eredi del clan Lo Russo che hanno seminato sangue, droga e terrore nella periferia nord di Napoli corrono spedite verso la prima, possibile stangata giudiziaria. Boss e gregari dei gruppi rivali Pecorelli e Scognamiglio ieri mattina sono andati alla sbarra per la requisitoria del pubblico ministero della Dda, che ha invocato diciassette condanne per un totale di quasi 270 anni di carcere.

A rischiare grosso saranno soprattutto i capi delle due holding, che potrebbero rimediar fino a venti anni di reclusione a testa. Queste, nel dettaglio, le richieste di pena avanzate dal pm: Antonio Castelluccio, 14 anni; Gennaro Catone, 16 anni; Drame Ousame Celentano, 7 anni; Cesare Duro, 16 anni; Luca Isaia, 18 anni; Giovanni Mascioli, 16 anni; Rosario Morisco, 16 anni; Mariano Natale, 16 anni; Fabio Pecoraro, 18 anni; Oscar Pecorelli “’o pastore”, 18 anni; Rosario Pecorelli, 8 anni; Pasquale Romano, 14 anni; Salvatore Ronga, 16 anni; Antonio Scognamiglio, 19 anni; Scognamiglio Giovanni, 18 anni; Gennaro Sepe, 20 anni; Bernardo Torino, 17 anni.

Nelle prossime udienze toccherà al collegio difensivo (composto tra gli altri dagli avvocati Rocco Maria Spina, Domenico Dello Iacono e Dario Carmine Procentese), chiamato a limitare i danni per i propri assistiti. Poi, a inizio luglio, il giudice dell’udienza preliminare emetterà la sentenza.

C’è metà codice penale nell’indagine di polizia e carabinieri sulla camorra di Miano, cominciata nel 2021 e proseguita fino all’esecuzione, a giugno scorso, di 19 misure cautelari, di cui 18 arresti e un divieto di dimora. Un vaso di Pandora dal quale sono emersi i gruppi Scognamiglio e PecorelliCatone, impegnati una guerra fratricida. Così, hanno pagato con la vita un vecchio e un giovane di malavita: Salvatore Milano e Antonio Avolio.

Quest’ultimo non era nemmeno il bersaglio principale: i nemici volevano uccidere Oscar Pecorelli “’o pastore”, ma lui non usciva mai di casa e ripiegarono su uno della cerchia. I presunti responsabili dei due delitti sono però a processo innanzi ai giudici della Corte di assise. Il 22 aprile 2021 Salvatore Milano stava bevendo un caffè in un bar di Miano quando, nella ricostruzione dell’accusa, Carlo Perfetto segnalò la sua presenza ai killer.

Poco dopo entrarono nel locale Giovanni Scognamiglio e Fabio Pecoraro, sparando entrambi sul bersaglio, affiliato ai Lo Russo in buoni rapporti con i Pecorelli-Catone. Per l’omicidio sono indagati anche Salvatore Ronga e Bernardo Torino. Era invece il 24 giugno 2021 e Antonio Avolio girava in scooter. 

Non si insospettì notando che si avvicinava a lui Luca Isaia. Fu centrato alla testa e morì all’istante. Dell’agguato sono accusati, oltre al presunto sicario, Emmanuele Palmieri, Fabio Pecoraro, Salvatore Ronga, Pasquale, Antonio e Giovanni Scognamiglio, padre e figli. Prima del delitto in un summit sarebbe emerse invece la volontà di ammazzare Oscar Pecorelli “’o pastore”.

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