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Faida dei babyras, preso Zerobio

L’unico sfuggito alla retata di giovedì si è consegnato nel carcere di Secondigliano

Faida dei babyras, preso Zerobio

NAPOLI. Ha resistito poche ore. Era l’unico sfuggito alla cattura nella doppia operazione di giovedì che ha portato in carcere i partecipanti alla “guerra dei ragazzi” culminata in due omicidi e un ferimento in 6 mesi. Ma Vincenzo Zerobio, 19enne del rione Sanità senza precedenti penali e amicizie negli ambienti del clan Sequino, ha rinunciato all’idea della latitanza e già in serata si è presentato al carcere di Secondigliano per consegnarsi alla giustizia. Così, gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare per la sparatoria nel Mercato costata la vita al 15enne Emanuele Tufano e la detenzione di armi da fuoco.

Vincenzo Zerobio era insieme a Francesco Esposito in sella al motorino che precedeva lo scooter su cui viaggiava Emanuele Tufano, centrato dal fuoco amico e morto all’istante in vico Carminiello. I poliziotti della sezione “Omicidi” della squadra mobile della questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Luigi Vissicchio) attraverso la videosorveglianza hanno ricostruito ognuno dei 42 secondi in cui si è verificata la sparatoria tra il gruppo della Sanità, composto da 12 giovanissimi, e quello del Mercato con un solo maggiorenne e tre minorenni.

Ma per il momento l’omicidio non può essere addebitato a nessuno in particolare, in attesa di ulteriori accertamenti balistici in corso sulle due pistole ritrovate. Nel frattempo l’accusa riguarda tutti e 12 gli indagati in concorso. Sull’altro fronte Gennaro De Martino e i tre minorenni del Mercato sono accusati di tentato omicidio avendo ingaggiato con gli altri un “imponente” conflitto a fuoco sparando per uccidere, senza riuscirci per cause indipendenti dalla loro volontà. I rilievi scientifici infatti hanno stabilito che tutti i pistoleri miravano ad altezza d’uomo.

All’omicidio di Emanuele Tufano, il 24 ottobre 2024, è collegato quello di Emanuele Durante, avvenuto il 25 marzo scorso in via Santa Teresa degli Scalzi. Sul 20enne, che faceva parte del gruppo partito dalla Sanità per sconfinare al Mercato e sparare in territorio nemico, gravava il sospetto che avesse tradito gli amici portandoli in una trappola. Gli investigatori lo escludono, ma lui lo aveva capito confidandosi con madre: «Morirò presto, ricordalo. È successo un bordello». Un terribile presagio diventato purtroppo presto realtà.

In questo caso hanno indagato i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto territoriale del comando provinciale di Napoli (generale Biagio Storniolo, colonnello Andrea Leo), intervenuti per primi sul luogo del delitto. Dell’agguato mortale devono rispondere in qualità di mandante Salvatore Pellecchia, cugino di Emanuele Tufano da parte materna, e quale esecutore materiale Alexandr Babalyan detto “’o polacco”. Le indagini si sono avvalse delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza pubblica e privata, intercettazioni telefoniche e ambientali. Va sottolineato che tutti gli indagati nelle due inchieste devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.

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