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L'inchiesta
12 Maggio 2025 - 13:09
Il personale del Nucleo investigativo centrale (Nic) della polizia penitenziaria ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di un soggetto, detenuto in un istituto di pena, accusato di partecipazione all'associazione di stampo camorristico “gruppo di Abbasc Miano articolazione del clan Lo Russo" di tentato omicidio premeditato commesso in danno di tre codetenuti, di porto e detenzione di arma comune da sparo all'interno di un istituto detentivo, di violenza privata in danno di un pubblico ufficiale e di diverse ipotesi di accesso indebito di dispositivi atti alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Secondo la ricostruzione del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, l'uomo avrebbe agito «avvalendosi delle condizioni previste dall'articolo 416 bis c.p., in particolare, ponendo in essere le condotte all'interno di un istituto detentivo e con modalità tipiche dell'agire di organizzazioni camorristiche, nonché al fine di agevolare l'Alleanza di Secondigliano allo scopo di rafforzarne il controllo sugli istituti detentivi attraverso la gestione del commercio degli strumenti di comunicazione in carcere».
Dalle indagini del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria è emersa la dinamica di quanto accaduto il 19 settembre 2021 nella casa circondariale di Frosinone con la consegna attraverso un drone, all'odierno indagato che all'epoca era lì detenuto, di una pistola, successivamente utilizzata per sparare contro altri tre detenuti nello stesso reparto. Secondo gli accertamenti della penitenziaria, il fatto «si inseriva nell'ambito di un contesto associativo di più ampio spessore, oggetto di un altro procedimento penale».
Da un'altra attività investigativa, all'epoca pendente presso la Procura di Napoli e la Procura di Frosinone, è emersa infatti «l'operatività di un'articolata associazione per delinquere, paragonabile ad una società di servizi» con il fine prevalente della consegna «in diverse carceri sul territorio nazionale di apparecchi cellulari e sostanza stupefacente ed i cui esponenti di vertice sono stati identificati in alcuni referenti di consorterie criminali aderenti alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano, trasversalmente legata a diversi clan camorristici uniti dalla detenzione in carcere».
Come rileva il Nic della polizia penitenziaria «questi fatti sono stati contestati con altra ordinanza di custodia cautelare e sono anche già stati sentenziati in primo grado con esito positivo». Secondo l'accusa «il tentato omicidio in danno di tre codetenuti, contestato con l'ordinanza oggi eseguita, costituiva l'incipit di un'azione dimostrativa di questa associazione di servizi che, per mantenere il controllo delle consegne a mezzo drone nei diversi istituti detentivi, aveva fatto entrare in carcere un'arma di fatto poi utilizzata nei confronti di altri soggetti che quel potere volevano sottrarre ed esercitare autonomamente».
Dalle indagini è altresì che l'indagato, oggi colpito dall'ordinanza, «già condannato per 416 bis c.p. durante un precedente periodo di detenzione, avrebbe continuato, proprio attraverso l'uso degli apparecchi di comunicazione, che riusciva a fare entrare in carcere, a partecipare al sodalizio criminoso». Secondo l'accusa «il detenuto si faceva consegnare diversi smartphone al fine di poter effettuare comunicazioni evidentemente finalizzate alla sua attiva partecipazione al clan».
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