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De Luca: «La Campania non si vende»

«C’è gente che pensa a dividersi i candidati ma i ciucci non possono governare da noi»

De Luca: «La Campania non si vende»

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca

NAPOLI. «Siamo impegnati a fare in modo che tutto quello che abbiamo realizzato in questi anni nella nostra sanità non sia buttato a mare». A dirlo il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in occasione della cerimonia del giuramento di Ippocrate.

L’ATTACCO SULLE CANDIDATURE. «C’è gente che in questo momento ragiona sulle scadenze istituzionali senza sapere neanche che cosa è la Regione Campania. Pensano di dividersi le candidature a Roma, una a me e una a te. Napoli e la Campania non sono in vendita, a nessuna forza politica. Non siamo in vendita» sottolinea.

«Probabilmente nelle prossime settimane ci sarà un po’ di parapiglia. Abbiamo sputato l’anima per ritrovare dignità, organizzazione. Sarebbe un delitto far precipitare di nuovo la Campania in una palude. Tuttavia, c’è gente che pensa a dividersi i candidati. A volte autentici analfabeti, io rispetto il proletariato, ma i ciucci non possono dirigere una Regione come la Campania. Non siamo tutti uguali. Per quanto mi riguarda devono uccidermi se vogliono far precipitare nuovamente la Campania nella palude in cui era quando abbiamo iniziato il nostro lavoro».

L’ATTIVITÀ SULLA SANITÀ. De Luca ricorda che «qualche anno fa, quando andavamo a Roma a fare le riunioni, al ministero della Salute e dell’Economia ci ridevano in faccia, apertamente. Eravamo una Regione che non aveva approvato i conti consuntivi delle Asl da tre anni e con la griglia Lea eravamo a 103 punti, il livello più basso d'Italia, oltre a essere commissariati per questo. Dovevamo raggiungere almeno i 170 punti e abbiamo fatto uno sforzo immane. Sprofondavamo nei debiti. Avevamo un ospedale, il San Giovanni Bosco, nelle mani della camorra. Abbiamo dovuto combattere».

LA SITUAZIONE DEL PERSONALE MEDICO. Parlando, poi, della situazione salariale del personale sanitario, il numero uno di Palazzo Santa Lucia evidenzia che «c’è un problema retributivo che riguarda il personale medico. Noi non possiamo avere figure professionali impegnate in maniera stressante e sottoposte ad aggressioni, immaginando di non avere un livello retributivo adeguato. Non è possibile. Bisogna avere un aumento generale di retribuzioni e anche una differenziazione rispetto all’impegno di chi è chiamato a lavorare nei pronto soccorso. E occorre modificare l’età pensionabile, perché è un lavoro stressante: lo facciamo per chi lavora nelle fonderie, allora facciamolo anche per chi lavora nel pronto soccorso. Può andare in pensione due anni prima, perché è evidente che è sottoposto a una tensione straordinaria».

E, secondo il governatore, c’è un’altra situazione preoccupante sulle specializzazioni per l’emergenza: «Non si iscrive più nessuno, non troviamo i medici. Quando a volte sentite proteste per i pronto soccorso che chiudono. Non ci sono i medici, non li abbiamo. Dovremmo chiudere i pronto soccorso al Cardarelli, all’Ospedale del Mare, al Ruggi. le scuole di specializzazione devono prevedere una retribuzione piena per i giovani medici».

De Luca aggiunge: «In Campania dove dovremo realizzare 172 case di comunità, avremo a maggior ragione un problema di personale. Stiamo da due anni a chiedere qual è il personale da impegnare». Infine, una bordata sull’autonomia differenziata: «È un’ipotesi criminale. Per quanto riguarda la sanità, prevede la possibilità per le Regioni di fare contratti integrativi regionali oltre ai contratti nazionali, cioè una Regione ricca può aggiungere al contratto nazionale un contratto integrativo e dare 3mila euro in più a un medico. Così la nostra sanità, del Sud, è morta».

LA REPLICA DI RUOTOLO. Il tutto mentre l’eurodeputato e componente della segreteria dem Sandro Ruotolo replica a De Luca: «Io ciucci non ne vedo, non so dove stanno, quindi non so a chi si sia rivolto De Luca. Noi siamo pronti a costruire il futuro. Il partito è pronto, lavoriamo per confermare il centrosinistra, stavolta allargato. E ricordo a De Luca che il nostro avversario si chiama Meloni, non ci sono altri avversari se non la destra». Infine: «Mi viene anche da chiedere che ne pensi il figlio, Piero De Luca, di quello che dice il padre, anche quando insulta il gruppo parlamentare del Pd, visto che lui ne fa parte. Noi siamo pronti a impegnarci nella campagna elettorale per dare una svolta alla Campania».

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