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I residenti
14 Maggio 2025 - 15:17
La telefonata di sua moglie arriva mentre lui era al lavoro in provincia di Caserta. Antonio Raia, 44 anni, agente di commercio per un'azienda del Nord, è nato e cresciuto a Pozzuoli: «C'è stata una scossa forte, torna subito a casa, è stata disposta la chiusura immediata delle scuole».
Il pensiero immediato ai due figli: un'adolescente innamorata del ballo e il fratello di sette anni, che si è visto spostare nei mesi scorsi la sede scolastica: quella a un passo da casa aveva riportato alcuni danni, dovuti alle precedenti scosse bradisismiche. La scossa avvenuta ieri alle 12.08 nell'area dei Campi Flegrei, di magnitudo 4.4, con epicentro proprio a Pozzuoli, è la terza nell'arco di un anno che supera la magnitudo 4.
«Sono tornato in fretta e furia per i miei bimbi, anche per mia suocera che vive in casa con me e per mia mamma. Abitiamo in una casa di famiglia passata di generazione in generazione, dai nonni ai miei genitori», racconta Antonio.
«Credevo di trovarmi di fronte al solito scenario degli ultimi mesi provocato dalle continue scosse, chi vive in questa zona lo sa bene, ossia tanta paura ma per fortuna pochi danni. Stavolta non è andata così». Crepe sui muri, vetri in frantumi disseminati in casa. Mobili rivoltati dalla potenza della scossa.
«Sono poi intervenuti i Vigili del Fuoco, hanno spicconato laddove era necessario, stabilendo che la casa è agibile, ma servirà in ogni caso l'intervento di una ditta edile», continua il residente di Pozzuoli, che con la sua famiglia non ha voluto trascorrere la notte nella sua abitazione, situata a poco più di un chilometro dal porto del comune flegreo.
«Ci siamo trasferiti in una casa familiare a Licola, a qualche chilometro di distanza. E siamo anche fortunati, abbiamo un altro posto dove dormire, altri non hanno questa possibilità e chi vuole andar via da questa zona si imbatte in abitazioni con fitti triplicati nei paesi vicini come Licola, Qualiano. Dovrebbe esserci maggiore comprensione, invece c'è chi se ne approfitta» nota Antonio, che ha pensato anche di lasciare Pozzuoli.
Una scelta portata avanti da diverse famiglie, ormai logorate dalla presenza continua di scosse e dal pericolo che possano arrivarne altre anche più potenti di quelle registrate sinora. «Ho pensato di andare via, ma qui ci sono le mie radici: mio nonno lavorava ai cantieri edili di Pozzuoli, mio padre era un operaio della Fiat, nella casa familiare ci sono i sacrifici di una vita», sospira Antonio.
«E poi ci sono le nostre abitudini quotidiane. Le scosse però portano instabilità emotiva, c'è sempre il timore di nuovi episodi, si fa anche attenzione ad alcuni dettagli, tipo annusando l'aria nelle prime ore del mattino: se si avvertisse zolfo, potrebbe esserci un terremoto. Si deve convivere con il bradisismo, ma è davvero dura».
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