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l'inchiesta
15 Maggio 2025 - 09:15
NAPOLI. Da un lato Cristian Scarallo, dall’altro Gennaro De Martino. Ecco i leader dei rispettivi gruppi, uno del rione Sanità e l’altro del Mercato, protagonisti del tragico conflitto a fuoco del 24 ottobre 2024 costato la vita a Emanuele Tufano, cui è seguito l’omicidio di Emanuele Durante, il 25 marzo scorso. Nel lasso di tempo intercorso la fibrillazione all’interno delle famiglie degli autori dello scontro ha raggiunto livelli parossistici perché tutti temevano, come poi è successo, che ci sarebbero state conseguenze.
C’è andato di mezzo il 20enne di Forcella, unico “straniero” della gang di incursori, ritenuto a torto un traditore. In questi giorni si è scritto molto sul gruppo del rione Sanità, cui apparteneva anche Emanuele Tufano, capeggiato secondo gli investigatori da Crsitian Scarallo, già coinvolto nelle indagini sul tentato omicidio di Carmine Arcone in via Matteo Renato Imbriani. Mentre poco è venuto fuori sui giovani nemici del Mercato, sui quali i poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura hanno svolto un lavoro sopraffino.
A cominciare dal ruolo, delineato con precisione, di Gennaro De Martino, già con a carico diversi precedenti e figlio di Salvatore detto “cap ’e guerra”, affiliato ai De Luca Bossa di Ponticelli, ucciso ad agosto del 2021. Il ragazzo è finito nei guai con la giustizia già nel 2023, commettendo tre reati in pochi giorni. Arrestato il 16 settembre per resistenza e lesioni, il 17 ottobre tentò la fuga approfittando di un incendio nell’istituto di pena minorile per poi riuscirci il 25 successivo praticando un foro del muro della sua camera da pernottamento.
La sera prima della sparatoria notturna tra i gruppi contrapposti, già in contrasto come si capisce dalla frase intercettata a ”Sanità e Mercato non si no mai potuti vedere”, Gennaro De Martino avrebbe consegnato a una pistola a uno dei tre minorenni in sua compagnia, evidentemente sicuro che “quelli della Sanità” sarebbero a breve sopraggiunti armati. Circostanza che emerge da una conversazione tra uno dei ragazzini e sua nonna, successiva all’arresto di “Genny” per l’evasione dal carcere.
“Ma chi è”, chiedeva la donna al nipote: “quello che stava quella sera?” “Quello che dette la cosa in mano a………?, riferendosi all’arma utilizzata dal minore. “Eh!...Eh!...brava!”. L’indagine che ha fatto luce sull’omicidio di Emanuele Tufano, coordinata dalla procura antimafia, è stata condotta dagli investigatori della sezione “omicidi” della Mobile di Napoli (dirigente Giovanni Leucoi, vice questore Luigi Vissicchio).
Sono stati identificati e arrestati tutti e 12 i componenti del gruppo che partì dalla Sanità e arrivò al Mercato, dove però li attendevano al varco e pronti con le pistole Gennaro De Martino con tre minorenni. I primi rispondono in concorso della morte del 15enne; i secondi di tentato omicidio, sempre in corso, per aver sparato ad altezza d’uomo con la volontà di uccidere. Tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.
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