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Il processo

Racket e droga nella movida di Bagnoli, la Procura chiede due secoli di carcere

La Dda tenta l’affondo, invocate dodici condanne: il ras flegreo e la moglie rischiano fino a 20 anni a testa

Racket e droga nella movida di Bagnoli, la Procura chiede due secoli di carcere

Nei riquadri il boss Massimiliano Esposito, la moglie Maria Matilde Nappi, i figli Cristian e Massimiliano Junior, e il pentito Michele Ortone

NAPOLI. Estorsioni a tappeto e fiumi di droga per tenere sotto scacco la movida dell’area flegrea, il clan Esposito-Nappi corre spedito verso la stangata. Ieri mattina è entrato nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato e il pubblico ministero della Dda ha invocato la condanna di tutti i dodici imputati, per un totale di oltre 180 anni di reclusione.

A rischiare grosso sono soprattutto i boss coniugi di Bagnoli Massimiliano Esposito “’o scognato” e la moglie Maria Matilde Nappi, per i quali il pm ha chiesto venti anni di carcere ciascuno.

Questa, nel dettaglio, le richieste di pena avanzate nella requisitoria del pubblico ministero: Massimiliano Esposito, 20 anni; Maria Matilde Nappi, 20 anni; Massimiliano Giuseppe Esposito Junior, 18 anni; Cristian Esposito, 18 anni; Carmine Esposito, 14 anni; Gennaro Esposito, 16 anni; Michele Ortone (neo collaboratore di giustizia), 9 anni; Salvatore Iuliano, 14 anni; Vincenzo Fasano, 16 anni; Eduardo Esposito, 16 anni; Luisa Grasso, 3 anni e mesi 8; Ilaria Landieri, 2 anni e 2 e mesi.

Il processo riprenderà il 30 maggio con le discussioni del collegio difensivo, composto dagli avvocati Rocco Maria Spina, Leopoldo Perone e Claudio Davino. La retata che ha decapitato la cosca flegrea era scattata a settembre scorso, quando in manette erano finite tredici persone, tra cui il presunto ras e la consorte. Nonostante i propositi mostrati all’atto della scarcerazione di alcuni anni fa, “’o scognato” non sarebbe riuscito a tenersi fuori dai contesti malavitosi.

Così, anche quando è tornato dietro le sbarre o ai domiciliari a Scalea, con l’aiuto della moglie avrebbe diretto il clan monopolizzando il traffico di droga nella movida di Coroglio e imponendo il pizzo ai parcheggiatori abusivi della zona. Un affare da migliaia di euro a sera e a notte. Le indagini, partite nel 2022 e condotta della polizia, sono andate avanti con intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali.

Fino a quando, letta l’informativa del gip Isabella Iaselli, è scattato il provvedimento restrittivo. Tra gli indagati figurava pure un minorenne, noto alle cronache per la sua amicizia con Gennaro Ramondino, il 20enne ucciso e bruciato a Pianura a inizio settembre.

Dalla lettura delle 182 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare spunta un lungo elenco di accuse a carico del ras e dei suoi fedelissimi: adesso a vario titolo imputati per associazione mafiosa, droga, armi ed estorsione, reati tutti aggravati dalla finalità mafiosa in quanto commessi per agevolare il clan Esposito-Nappi.

Oltre a un imponente giro di spaccio, al boss Esposito e ai suoi affiliati la Procura antimafia contestava anche la gestione monopolistica del business dei parcheggiatori abusivi che da anni invadono via Coroglio e le sue frequentatissime discoteche. Di ciò rispondono Massimiliano Esposito senior, la moglie Maria Matilde Nappi, Carmine Esposito e Salvatore Iuliano. Michele Ortone è invece da pochi mesi passato tra le fila dei collaboratori di giustizia.

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