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Il processo
19 Maggio 2025 - 08:10
Il momento dell'impatto ripreso in un video
NAPOLI. Il suo nome era balzato con prepotenza alla ribalta della cronaca all’inizio dello scorso anno, quando, in preda a un raptus, si è messo al volante della propria auto schiantandosi contro l’ingresso del club “Ambasciatori” di via Crispi a Chiaia. Solo per una paura casualità quel gesto non si era tramutato in una strage e Luca Guidotti, accusato di tentato omicidio e lesioni, venne poi condannato in primo grado a otto anni e quattro mesi di carcere.
Una condanna che adesso ha subito una decisa, quanto inattesa, sforbiciata. Il processo che si è celebrato innanzi alla Corte di appello di Napoli si è concluso con un colpo di scena. I giudici, accogliendo le argomentazioni dei legali di Guidotti, i penalisti Domenico Dello Iacono e Ciro La Torre, hanno concesso al pirata della strada le attenuanti generiche, riducendo la pena inflitta in cinque anni e quattro mesi. A favore dell’imputato potrebbe aver deposto l’aver chiesto scusa - a differenza di quanto accaduto nel rito abbreviato - alle vittime della sua folle manovra.
La vicenda risale all’inizio di febbraio 2025. Allontanato dal locale, Guidotti prese l’auto e investì un addetto alla sicurezza. Gli agenti dell’Upg e del commissariato Montecalvario, giunti nella discoteca di Chiaia, avevano notato diverse persone in stato di agitazione, delle transenne riverse a terra e macchie di sangue sul manto stradale. I poliziotti hanno accertato che, poco prima, si era verificata una furibonda lite all’interno del locale tra un cliente e un addetto alla sicurezza che, visto lo stato di alterazione dell’uomo, si era visto costretto ad accompagnarlo all’esterno.
Dopo essersi allontanato, l’uomo era ritornato a bordo della sua auto a forte velocità investendo l’addetto alla sicurezza che in quel momento si trovava all’esterno del locale, per poi darsi alla fuga in direzione di piazza Amedeo. Grazie alla visione delle immagini del sistema di videosorveglianza dell’attività e alle dichiarazioni di alcuni testimoni sono riusciti a risalire all’identità dell’aggressore riuscendo, in poco tempo, a intercettare l’auto e a bloccarla in corso Amedeo di Savoia.
Identificato, fu sottoposto a fermo in quanto gravemente indiziato del reato di tentato omicidio e sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, salvo andare ai domiciliari dopo appena un paio di mesi. Gravi, precisi e concordanti gli indizi a carico dell’investitore; dalla ricostruzione degli accadimenti sarebbero infatti emersi i futili motivi, contestati come aggravanti del tentato omicidio. In primo grado Luca Guidotti ha così incassato una condanna a oltre otto anni. Una pena severa, che adesso ha però subito una drastica riduzione a cinque anni e quattro mesi.
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