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America’s Cup: e ora anche il Comune faccia la sua parte

Occorre abbandonare immobilismo, inattività e pressappochismo

L’Americas’Cup a Napoli? Politica con la P maiuscola

Per la prima volta, in oltre 170 anni di storia della competizione velica più prestigiosa del mondo, l’Italia ospiterà le fasi finali dell'America’s Cup. E sarà Napoli, nel 2027, nello specchio d’acqua compreso tra Castel dell’Ovo e Posillipo, il “campo” in cui si sfideranno gli equipaggi che prenderanno parte alla manifestazione. Un motivo d’orgoglio per la Nazione tutta e, in particolar modo, per la nostra città: soprattutto è un’occasione imperdibile per affermare la centralità di Napoli nel panorama internazionale e valorizzare quella risorsa strategica fondamentale il mare che, come ripeto da sempre, deve tornare a “bagnare” il Nostro Posto.

Il merito di questo successo storico? È indubbio che l’obiettivo è stato raggiunto grazie ad un importante lavoro che ha impegnato l’Esecutivo nazionale principalmente con i Ministeri guidati da Giancarlo Giorgetti e Andrea Abodi, attraverso un’azione corale, di coordinamento e di efficace interlocuzione, di impegni mantenuti e di attenzione massima per il Sud e, segnatamente, per la Campania e per Napoli. Soltanto con l’indotto, considerato il flusso di visitatori previsto nei 22 giorni dell’evento (tra 1,5 e 1,7 milioni di persone), verrà superato il miliardo di euro. Senza contare il ritorno in termini di immagine e la portata degli investimenti che saranno effettuati nel prossimo futuro sia nel pubblico che nel privato a partire dalla valorizzazione del porto e del lungomare.

In questo quadro di politica virtuosa, frutto dell’evidente e radicale cambio di paradigma imposto dal Governo di centrodestra, va pure sottolineata l’importanza del dialogo che si è instaurato, a livello locale, tra i player che hanno contribuito a centrare l’obiettivo di far svolgere nella nostra città la celebre competizione sportiva. Adesso, però, si entra nella fase più delicata che è quella organizzativa, tesa alla pianificazione e alla realizzazione dei progetti. Ed è qui che Palazzo San Giacomo è chiamato, più di tutti, a fare la sua parte: è il banco di prova fondamentale per questa Amministrazione perché è in gioco il destino e il nome della nostra città. Non basta insomma la buona volontà, ma occorre la capacità di invertire davvero la rotta, spezzando finalmente quel filo di continuità con le precedenti Giunte di sinistra che si sono avvicendate ininterrottamente da oltre 30 anni alla guida di Napoli in un susseguirsi di fallimenti e inefficienze davvero drammatico.

Occorre abbandonare immobilismo, inattività e pressappochismo che pure questa Amministrazione giunta ormai al quarto anno di vita sta purtroppo dimostrando ai cittadini, a partire dal versante dei servizi, autentica cartina di tornasole della qualità dell’azione di un governo locale. Perché, ad oggi, siamo di fronte ad una gestione del tutto inadeguata, ulteriormente inconcepibile per una città che ambisce a tornare capitale indiscussa del Mediterraneo. Partiamo dal trasporto pubblico locale: le interruzioni che in maniera quasi sistematica interessano la linea 1 della metropolitana si alternano a quelle della Funicolare centrale, mentre si sono perse le tracce degli altri impianti. Per non parlare dello stato di abbandono in cui versano alcune aree, pure del centro cittadino, in cui manca perfino un’illuminazione adeguata, consentendo così a criminali, malintenzionati e bande di balordi di muoversi con disinvoltura. O di strade, come la centralissima via Toledo, trasformata in un suk a cielo aperto, nel quale cittadini e turisti si muovono tra bancarelle abusive e immondizia lungo marciapiedi dissestati e pericolosi.

Certo qualche passo in avanti per tutelare il decoro e garantire la sicurezza in città è stato fatto, ma il potenziamento della videosorveglianza o l’introduzione delle “zone rosse” è stato il frutto dell’intervento del Governo nazionale, non dell’azione del Comune… La verità è che a Napoli la grande assente è la capacità di gestire l’ordinario, la cui mancanza si dimostra tristemente nelle strade dissestate e sempre più pericolose da percorrere, nel traffico perennemente impazzito, nell’inesistenza di cure per il verde pubblico e di un’autentica attività di manutenzione urbana, col rischio costante di rinnovo di quelle tragedie che sono già costate molte vite umane, dalla Galleria Umberto alle Vele di Scampia. E poi c’è la distanza siderale tra centro e periferia, con interi quartieri in cui perfino un sano spazio di aggregazione è una chimera, dove le politiche di welfare a partire dalla gestione degli alloggi di edilizia pubblica popolare per le famiglie più fragili, semplicemente non esistono. È su questi aspetti, da cui dipende la qualità della vita dei napoletani, prima ancora della qualità del soggiorno dei turisti, che anche questa Amministrazione comunale è in spaventoso ritardo.

Come pure ritengo sia doveroso mettere in evidenza proprio pensando all’America’s Cup e all’importanza strategica della zona ovest rispetto alla buona riuscita della manifestazione che, ad oggi, il Comune continua a restare fermo su Bagnoli: questo nonostante il Governo abbia messo a disposizione 1,2 miliardi di euro per il recupero e il rilancio dell’area, da 40 anni vittima di un sistema fatto di rimandi, rimpalli di responsabilità, inchieste giudiziarie, bonifiche stop and go e, in definitiva, autentico emblema della disastrosa incapacità di dare risposte al territorio e ai cittadini. In conclusione, chi guida questa città deve ora uscire dalla nube delle strategie e delle tattiche, dalla comfort zone dei plausi alle virtù diplomatiche e dei vantaggi di una straordinaria rete relazionale per dimostrare autentica capacità di governo: la sfida è sulle cose da fare, da fare bene e da fare in fretta, mettendo davanti agli interessi, alle logiche di appartenenza e agli obiettivi politici, Napoli e i napoletani. Da parte nostra, quando tra pochi mesi saremo alla guida di Palazzo Santa Lucia, continueremo a lavorare per contribuire a scrivere questa importante pagina di storia della città. E vigileremo, senza fare sconti a nessuno, affinché tutti, per ciò che compete ad ognuno, facciano la propria parte.

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