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La violenza
27 Maggio 2025 - 09:00
NAPOLI. Ancora una aggressione per futili motivi, solo per una scarpa sporcata, che poteva determinare esiti nefasti come accaduto a Francesco Pio Maimone e Santo Romano, entrambi deceduti per questo stesso motivo. Nella notte tra sabato e domenica, a Napoli, un giovane è stato picchiato davanti a numerosi testimoni durante la movida notturna di piazzetta Orientale, per una birra caduta a terra che avrebbe «sporcato una scarpa».
A renderlo noto è il deputato Francesco Emilio Borrelli: «Ancora un'aggressione, una tragedia sfiorata per futili motivi, gli stessi che portarono alla morte Francesco Pio Maimone e Santo Romano». Per questo Borrelli e la famiglia del ragazzo lanciano un appello: «Basta silenzi, basta omertà, basta con la cultura della violenza, chi ha visto parli». Nell'aggressione il ragazzo ha riportato ferite sotto un occhio suturate dai sanitari con quattro punti; la frattura della mandibola e la caduta di diversi denti.
L'autore delle violenze, secondo quanto riportato dalle sorelle della vittima «sarebbe stato un ragazzo di nome Salvatore, accompagnato dalla sua fidanzata, che ha prima provocato poi colpito il ragazzo con calci e pugni provocandogli ferite alla zona perioculare che hanno richiesto i quattro punti di sutura».
La famiglia, che ha denunciato l'accaduto, pubblicato foto e dettagli, ora chiede giustizia: «Vogliamo che le forze dell'ordine facciano luce su quanto accaduto e che i responsabili paghino per le loro azioni. Vogliamo che i nostri figli, fratelli, amici, parenti vivano senza paura, paura di riuscire a tornare a casa vivi. Ma soprattutto vogliamo che episodi del genere non accadano più. Per nessuno. A chi ha visto e taciuto, chiedo di riflettere. Il silenzio protegge i colpevoli. Ma parlare, denunciare, significa proteggere tutti: le vostre famiglie, i vostri figli, il futuro della nostra città. Non permetteremo che la violenza diventi la norma. Chiediamo giustizia e che chi ha aggredito mio fratello venga individuato e punito. Ma soprattutto, chiediamo un cambiamento: culturale, sociale e umano. Perché nessuno debba più subire ciò che ha subito lui», concludono.
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