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Il clan Polverino rialza la testa

Misure cautelari revocate dopo il precedente annullamento della Cassazione. Alta tensione nell’area flegrea

Il clan Polverino rialza la testa

Nella foto il boss Giuseppe Polverino “’o barone”; nei riquadri gli imputati Alessandro De Luca e Diego Giarra

NAPOLI. Clan Polverino, raffica di scarcerazioni eccellenti. È questa la decisione della quinta sezione della Corte di appello di Napoli, che su istanza degli avvocati difensori Leopoldo Perone, Luigi Poziello, Dario Carmine Procentese, Alfonso Vozza e Fabrizio Savella, ha disposto la revoca della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Felice Moraca, Diego Giarra, Alessandro De Luca, Vincenzo Polverino e Claudio Visconti.

Tutti erano stati condannati, a vario titolo, per associazione mafiosa, prima dal gup di Napoli Linda Comella e poi dalla prima sezione della Corte di appello di Napoli. La Corte di Cassazione, a fine ottobre scorso, aveva annullato la sentenza di appello e aveva rinviato alla corte di appello partenopea per un nuovo giudizio di merito. L’esecuzione del provvedimento cautelare, il 2 maggio 2011, aveva portato 57 persone sotto inchiesta e all’arresto, il 4 giugno 2013, di altri 69 affiliati.

I relativi dibattimenti instaurati si sono conclusi con pesantissime condanne, ormai definitive, inflitte a capi e gregari del clan. Ulteriori provvedimenti cautelari notificati ai vertici del clan, per gravi fatti di sangue, hanno determinato la condanna all’ergastolo dell’indiscusso capoclan Giuseppe Polverino, e degli affiliati apicali Giuseppe Simioli, Salvatore Cammarota, Claudio De Biase, Salvatore Liccardi e Salvatore Simioli.

L’ultimo provvedimento cautelare era stato notificato alla “frangia” rimasta fedele a Giuseppe Polverino che, dopo la decimazione del clan, si era trovata in contrapposizione armata contro gli Orlando. Le indagini, svolte dal 2014 al 2017, hanno consentito di raccogliere, a carico degli arrestati, indizi di reità in ordine alla loro partecipazione alle dinamiche criminali nell’area maranese.

Tra gli indagati figurano Vincenzo Polverino, reggente dell’organizzazione, e Michele Marchesano, con compiti di gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del clan, rispettivamente cugino e cognato del boss Giuseppe Polverino, figure apicali attorno alle quali si sono aggregati i fedelissimi del “Barone”. Ed ancora, tra i soggetti indagati figuravano Ciro Cappuccio e Armando Del Core, entrambi condannati in via definitiva all’ergastolo in qualità di esecutori materiali dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista de “Il Mattino” trucidato la sera del 23 settembre 1985.

In considerazione dello status detentivo, i due non figuravano tra i destinatari del provvedimento cautelare, benché a loro carico fossero stati raccolti idonei elementi d’accusa in ordine alla trentennale affiliazione al clan Nuvoletta. Al riguardo è stato accertato che i Nuvoletta prima, e oggi i Polverino e gli Orlando, hanno provveduto al sostentamento economico delle famiglie dei due killers che non hanno mai rescisso il loro vincolo criminale. Nel corso dell’operazione era stata data esecuzione al sequestro preventivo di due attività commerciali, un bar ed centro scommesse a Marano di Napoli, del valore di 500.000 euro, intestati ad un prestanome.

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