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L'indagine
27 Maggio 2025 - 13:40
Militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Napoli hanno eseguito un provvedimento della Corte di Appello di Napoli - Sezione Penale - Misure di Prevenzione che ha disposto la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e il sequestro finalizzato alla confisca di beni nei confronti di un professionista di 67 anni, residente a Sant'Antimo, già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Il provvedimento scaturisce da indagini di polizia giudiziaria e da accertamenti di natura economico patrimoniale diretti e coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli che hanno consentito di appurare come il professionista abbia fornito, reiteratamente, un supporto tecnico-contabile a diverse società riconducibili al clan Puca per mascherare irregolarità e garantire un'apparenza di legittimità alle attività del clan.
Le attività illecite sono consistite, in particolare, nell'intestazione e nel trasferimento fittizio di quote societarie e nella predisposizione di contabilità fraudolente, caratterizzate dall'esposizione in bilancio di valori finanziari non corrispondenti al vero e dall'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Queste condotte, unite al fatto che ha continuato ad operare nella sfera di influenza del clan anche dopo la scarcerazione, sono alla base del giudizio di pericolosità sociale del professionista e della misura di prevenzione personale disposta nei suoi confronti.
Le indagini patrimoniali del Gico di Napoli hanno permesso, inoltre, di evidenziare una marcata sproporzione tra i redditi dichiarati dal 67enne e dai membri del suo nucleo familiare e le consistenze patrimoniali nella loro disponibilità. In particolare, dall'esame delle dichiarazioni dei redditi è emerso che il professionista destinatario del provvedimento in alcuni anni non ha dichiarato alcun reddito mentre in altri anni ha dichiarato redditi modesti, assolutamente incompatibili con il tenore di vita evidenziato e con gli investimenti effettuati in sei unità immobiliari a Sant'Antimo.
In applicazione delle disposizioni del Codice Antimafia, i beni immobili, aventi un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, sono stati quindi sottoposti a sequestro ed affidati alla gestione di un amministratore giudiziario.
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