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Femminicidio ad Afragola

Martina uccisa a colpi di sasso dall'ex, domani udienza di convalida per il 18enne

Udienza fissata nel carcere di Poggioreale per l'omicida reo confesso della 14enne

Martina uccisa a colpi di sasso dall'ex, per il 18enne convalida fermo domani

Martina Carbonaro uccisa a 14 anni dall'ex fidanzato con almeno 4 violenti colpi alla testa scagliati con un sasso. Si terrà domattina, nel carcere di Poggioreale a Napoli, l'udienza di convalida del fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere notificato ieri dalla Procura di Napoli Nord ad Alessio Tucci (difeso dall'avvocato Mario Mangazzo), il 18enne reo confesso del femminicidio della sua ex, i cui genitori sono assistiti dall'avvocato Sergio Pisani.

La Procura di Napoli Nord ha fissato per il prossimo 3 giugno il conferimento dell'incarico al perito per l'esame autoptico che dovrebbe tenersi lo stesso giorno. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Martina è stata uccisa la sera del 26 maggio, colpita almeno 4 volte con un grosso sasso alla testa, poi ricoperta di rifiuti per nascondere il cadavere.

Il corpo senza vita della 14enne è stato ritrovato ieri nell'alloggio diroccato e abbandonato del custode del campo sportivo, abitazione ormai in disuso da tempo, adiacente allo stadio Moccia di Afragola. La zona non dista molto dall'abitazione dalla quale si era allontanata nel pomeriggio di lunedì scorso la ragazzina. A ritrovare il cadavere all'interno dello stabile, al culmine di una attività di indagine e di ricerche ininterrotte, sono stati i carabinieri della Compagnia di Casoria e del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna.

Le indagini hanno finora hanno consentito di ricostruire i movimenti nelle ultime ore di vita della 14enne, identificare il possibile autore dell'omicidio, il quale a seguito di un interrogatorio davanti al pubblico ministero «ha reso dichiarazioni confessorie, ammettendo di aver volontariamente ucciso Martina, nascondendo il cadavere», si legge nella nota del procuratore facente funzioni Anna Maria Lucchetta. Su queste basi, ieri è stato disposto dalla Procura di Napoli Nord il fermo di indiziato di delitto per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere del 18enne, ora in carcere.

GARANTE PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA
«Sono sempre più giovani gli autori di femminicidio: è un fatto che chiama in causa le famiglie». Così in una nota Marina Terragni, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, dopo l'omicidio di Martina Carbonaro, appena quattordicenne, «colpevole» di volere interrompere la loro storia, «fatto, peraltro, assolutamente ordinario nelle primissime relazioni adolescenziali».
«Nelle scuole - continua Terragni - si parla già molto di femminicidio e di violenza maschile ed è bene che se ne parli sempre di più. Ma in un'intervista alla Repubblica Massimo Ammaniti, decano della psicoanalisi, osserva giustamente: “Mi interrogo sul senso di introdurre nelle scuole l'educazione all'affettività. Qui non è questione di teoria, è troppo semplicistico. Il lessico delle emozioni lo si impara in famiglia, l'affettività va vissuta… Il maschio ha una storia, per crescere deve staccarsi dalla madre e questo processo viene vissuto come una perdita, che poi rimane. Quando instaura una relazione sentimentale è come se questa lo dovesse ripagare per la sua perdita… Per questo quando viene abbandonato da una donna scatta la rabbia, il risentimento, il desiderio di distruggere la persona che l'ha lasciato"».
«Se quel processo di separazione-individuazione che impegna i primissimi anni di vita non si realizza compiutamente - prosegue Terragni - il rischio di non saper fronteggiare gli scacchi affettivi e di reagire con brutalità è molto alto. A maggior ragione nel caso in cui si assista fin dalla tenera età a dinamiche violente e di dominio nella propria famiglia: come rileva un'indagine sul maltrattamento dei minori che presenteremo il prossimo 11 giugno, la violenza assistita rappresenta una quota considerevole dei casi».
«Proprio per questo - conclude la titolare dell'Autorità garante - la lotta al femminicidio chiama in causa le famiglie, che non possono deresponsabilizzarsi delegando il problema alla scuola e vanno supportate nel loro essenziale compito educativo».
IL PROCURATORE GENERALE POLICASTRO
«C'è un problema di prevenzione, di cultura, di formazione che non può essere affrontato in sede penale ma all'interno della società, delle scuole e delle agenzie educative, della famiglia, dei media con messaggi che escludano dai rapporti personali la forza della sopraffazione». Così il procuratore generale presso la Corte d'Appello di Napoli Aldo Policastro, commentando a margine di un'iniziativa di Città Metropolitana a Napoli, l'omicidio di Martina.
«È un tempo in cui la forza della sopraffazione sta diventando il paradigma che contraddistingue anche interventi pubblici - ha spiegato - E quindi, io ritengo che a cascata sicuramente i ragazzi sono la parte più debole che percepisce questa cultura della forza che produce questi effetti. Se cambiamo il paradigma nei rapporti umani, non parlo soltanto di uomo-donna ma uomo-uomo, e diventa quello della gentilezza e del rispetto, allora possiamo pensare che inizia a cambiare il paradigma anche per i giovani».
A chi gli chiede se le leggi contro la violenza sulle donne siano sufficienti. risponde: «Io penso siano assolutamente sufficienti. Noi abbiamo una normativa molto avanzata ed efficace e una magistratura che su questo si sta impegnando al massimo: stiamo lavorando in tutti gli uffici inquirenti e giudicanti al massimo per garantire rapidità ed efficacia. Ma capiamo che non basta».
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