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Clan Contini, il ras: «Mia figlia è innocente»

Patrizio Bosti respinge le accuse dal 41 bis, ma la Dda deposita nuovi atti

Clan Contini, il ras: «Mia figlia è innocente»

NAPOLI. Perquisizioni e sequestri, nuove intercettazioni e un boss che scalpita. L’ultimo processo chiamato a fare luce sui nuovi affari del clan Contini, in particolare sulla costola capeggiata dal ras Patrizio Bosti, udienza dopo udienza assume sempre più i contorni di un thriller. L’appuntamento di ieri mattina non ha fatto eccezione, con il pubblico ministero della Dda che ha annunciato il deposito di alcune inedite registrazioni audio e di un decreto di perquisizione eseguito poche ore prima nell’ambito di un procedimento connesso. Tra gli indagati nel mirino della Procura è così finito ancora una volta l’ex genero di Bosti, Luca Esposito, che di buon mattino ha ricevuto la “visita” della polizia nella sua villa della zona flegrea.

A tenere banco nell’udienza celebrata innanzi al gup Villano sono state però soprattutto le dichiarazioni spontanee rese dal capoclan Patrizio Bosti. Il ras di San Giovanniello, in sintesi, ha professato la propria innocenza, oltre a quella dei due figli coimputati, Ettore e Flora: «Sono detenuto ha spiegato quasi ininterrottamente dal 1990. Il rapporto con loro, soprattutto con Flora, è stato molto limitato. Abbiamo fatto al massimo quattro o cinque colloqui». E proprio sulla figlia che Bosti si è concentrato nei passaggi successivi del suo intervento: «È una giovane donna di 34 anni e non capisco per quale motivo si trovi ancora in carcere. Chiedo una trattazione celere di questo processo affinché si accerti la nostra innocenza».

La prossima udienza è stata così fissata per metà giugno. Oltre ai tre esponenti della famiglia Bosti è imputato anche Luca Esposito, ex genero del boss, mentre il collegio difensivo è composto dagli avvocati Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Mauro Valentino, Nicola Pomponio, Andrea Imperato, Fabio Segreti e Elisabetta Valentino. Secondo quanto emerso dalle indagini, il boss comandava ancora dando ordine e direttive nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma; anche il figlio, sottoposto allo stesso regime detentivo a Cuneo, avrebbe impartito ordini, in particolare a chi era demandato alla gestione economica del clan, anche in maniera vessatoria.

Flora Bosti viene invece ritenuta la longa manus del padre: avrebbe gestito la cassa del clan grazie alla quale manteneva gli affiliati e le loro famiglie. Sarebbe stata lei a occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati al clan: per la donna la Cassazione ha però recentemente escluso l’aggravante mafiosa. Il reato di riciclaggio viene contestato poi a Luca Esposito, il quale, con l’ex cognata Flora Bosti avrebbe messo a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso contraffatti a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riversare i proventi in società intestate a prestanome. Doveva essere scarcerato dopo una decina di giorni Patrizio Bosti, vertice del clan Contini. Ma l’arresto venne notificato a lui, ai figli e all’allora genero, spezzando i suoi sogni di libertà. Il ras è però adesso intenzionato a dimostrare la propria innocenza.

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