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Innocente trucidato nel 2000, tutto da rifare per boss e killer

I pentiti non convincono, terremoto in Cassazione: si ritorna al Riesame

Innocente trucidato nel 2000, tutto da rifare per boss e killer

Nei riquadri il latitante Roberto Mazzarella e i collaboratori di giustizia Luisa De Stefano, Tommaso Schisa e Umberto D’Amico “’o lione”

NAPOLI. Innocente ucciso per una vendetta trasversale nell’ambito dell’eterna faida di Napoli Est, le indagini che sembravano aver fatto luce sull’assassinio di Antonio Maione, dopo gli arresti scattati a fine gennaio scorso, rischiano di ritornare al punto di partenza.

Ieri mattina la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare da cui erano stati colpiti il ras latitante Roberto Mazzarella e Clemente Amodio, accusati di essere stati rispettivamente mandante-esecutore ed esecutore del delitto. Gli Ermellini, sposando in pieno le argomentazioni del collegio difensivo (composto dagli avvocati Leopoldo Perone, Valerio Spigarelli, Alessandro Pignataro e Mauro Zollo), hanno annullato il provvedimento cautelare e rinviato gli atti al Riesame, chiamato ora a un nuovo pronunciamento.

La svolta sul delitto del 15 dicembre 2000 era arrivata grazie alle rivelazioni fornite da una raffica di collaboratori di giustizia. I legali dei presunti killer hanno però sostenuto e, almeno fin qui, dimostrato l’inattendibilità dei Lo sprint all’indagine condotta dai carabinieri era arrivato solo in tempi recenti a tre pentimenti eccellenti che sembravano aver fatto luce sull’ennesimo capitolo della faida tra i clan Rinaldi e Mazzarella.

Tommaso Schisa, esponente del primo gruppo, il 12 dicembre 2023 ha rivelato: «Antonio Maione era il fratello di Vincenza Maione, cugina di mia madre Luisa De Stefano... La fonte delle conoscenze che ho sull’omicidio è prevalentemente mia madre... in famiglia almeno dal 2016 si parlava continuamente di eliminare un parente di Clemente Amodio... in quanto aveva partecipato all’omicidio di mio cugino Antonio Maione, ammazzato nel 2000».

E ancora: «Mia madre mi ha riferito che sono arrivati nella salumeria a bordo di un Gilera Runner 180 Clemente Amodio e Roberto Mazzarella. Quest’ultimo, oltre a essere il mandante, ha anche partecipato materialmente all’agguato. Portava il motorino. Amodio ha sparato».

Luisa De Stefano, il 17 settembre 2024, nell’ambito del processo che la vede imputata per l’omicidio di Francesco Esposito ha rivelato: «Ho saputo dei responsabili dell’omicidio dopo poco da mia zia Maria Rosaria Piscopo, madre di Antonio Maione, che a sua volta lo ha appreso dai vertici del clan Sarno che all’epoca erano in pace con il clan Mazzarella... mi ha riferito che Clemente Amodio ha agito d’accordo, anzi su ordine di Roberto Mazzarella».

La “pazzignana” ha poi affermato che al trigesimo della morte di suo cugino Antonio «la madre fece una scenata fuori la chiesa rivolgendosi ai vertici del clan Sarno presenti e che dopo la cerimonia Tonino Bevilacqua, cognato di Luciano Sarno, venne a casa della donna e le disse che a uccidere Antonio era stato Clemente Amodio su ordine di Roberto Mazzarella per vendicare la morte del padre di quest’ultimo».

La vittima, uccisa con quattro colpi di pistola all’interno di una salumeria, aveva un’unica “colpa”: essere fratello del killer reo confesso di Salvatore Mazzarella.

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