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CAMORRA

Armi, salvo il ras del Conocal

Colpo di scena in appello, il reato è prescritto: condanna annullata per Ciro Poli

Armi, salvo il ras del Conocal

Nei riquadri l’imputato Ciro Poli e l’amico Antonio De Cristofaro, ucciso pochi fa in un agguato di camorra

NAPOLI. Da vittima di un agguato a imputato per porto d’arma clandestina grazie a una “cimice” con cui è stato intercettato durante il ricovero in ospedale. Per Ciro Poli, emergente ras del Conocal e genero del capoclan Antonio D’Amico “Fraulella”, il destino giudiziario sembrava ormai segnato. Il processo che l’ha visto alla sbarra si è invece concluso in un nulla di fatto.

Dopo essere stato condannato a due anni e nove mesi di carcere in primo grado, il 29enne Poli ha ottenuto dalla Corte di appello di Napoli la prescrizione del reato. Merito del suo difensore, il penalista Luca Mottola, che in appello ha sollevato un’articolata eccezione sulla decorrenza dei termini, che ha portato al successivo annullamento della condanna di primo grado. Poli resta però al momento detenuto per un’altra causa.

La vicenda che ha portato il 19enne di Ponticelli in un’aula di giustizia risale al 20 luglio 2015, giorno in cui un commando di sicari entra in azione e spara a lui e all’amico Antonio De Cristofaro: entrambi rimangono feriti, ma il secondo in maniera particolarmente grave. Circostanza alquanto singolare: De Cristofaro, noto negli ambienti criminali come “Bombolone”, è stato poi assassinato in un agguato di stampo mafioso pochi giorni fa.

Tornando invece ai fatti di quasi dieci anni fa, le indagini sul caso avevano portato a mettere sotto inchiesta anche Poli, al quale carabinieri e Procura contestavano il possesso di una pistola revolver, caricata con sette munizioni, trovata nei pressi della scena del crimine. La svolta era arrivata grazie ad alcune conversazioni captate nella sala dell’ospedale in cui Ciro Poli si trovava ricoverata.

Proprio grazie a quei dialoghi era stato anche inquadrato il movente del delitto: un raid di natura passionale scaturito da un relazione non gradita tra Poli e una ragazza vicina agli ambienti del rivale clan De Micco. Per il possesso della pistola Poli era stato poi condannato in primo grado a due anni e nove mesi. Pena poi spazzata via in appello, dove si sono rivelate determinanti le argomentazioni portate in aula del legale di Poli, l’avvocato Luca Mottola, riuscito a ottenere la prescrizione del reato per decorrenza dei termini di fase.

La precedente sentenza di condanna è stata così annullata. Poli però nuovamente balzato alla ribalta della cronaca a marzo scorso, quando è stato arrestato in un doppio blitz che ha inflitto un duro colpo al gruppo del parco Conocal, I poliziotti hanno contemporaneamente bussato alle porte delle abitazioni di Ciro Poli in via Al Chiaro di luna e di Mattia Daniele, in via Mario Palermo, sempre a Ponticelli.

Nel corso della prima perquisizione sono spuntati nel vano letto una pistola e circa 7mila euro in contanti di provenienza sospetta; nella seconda, più di 100 grammi di sostanza stupefacente nascosti in un borsello. Daniele, 20 anni appena, è il cognato di Poli. Una retata che non ha però fermato l’escalation di violenza, culminata con il recente agguato costato la vita ad Antonio De Cristofaro “bombolone”.

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