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Criminalità

Agguato al pr, c’è un testimone

Tentato omicidio di Pasquale Attraente, al vaglio le dichiarazioni di un giovane che avrebbe visto un’auto fuggire

Agguato al pr, c’è un testimone

Le indagini sul caso sono state condotte dalla Squadra mobile; nei riquadri la vittima Pasquale Attraente e l’arrestato Vincenzo Benincasa

NAPOLI. Nell’inchiesta sul tentato omicidio del pr Pasquale Attraente c’è anche un testimone. Un uomo che era in via Carbonara nel momento in cui un giovane sui 19- 20 anni, secondo quanto ha raccontato il ferito, sparava contro quest’ultimo per ucciderlo. Le sue dichiarazioni sono importanti perché ha confermato agli investigatori che il sicario scese da una Mercedes grigia guidata da un complice mentre Vincenzo Benincasa, arrestato come istigatore o favoreggiatore del delitto, stava di fronte alla vittima alla quale aveva dato appuntamento proprio a quell’ora.

Per la Procura e i poliziotti della Squadra mobile si trattò di una trappola, ferma restando per l’indagato la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. Il pr ha riferito agli inquirenti, tra l’altro, due particolari utili alle indagini: Vincenzo Benincasa non lo aiutò mentre sanguinava per le ferite riportate in cinque punti del corpo, circa sei mesi dopo lo incontrò a piazza Vanvitelli e si scusò con lui, facendogli intendere che non c’entrava con il ferimento. Pasquale Attraente, sempre secondo quanto ha messo a verbale, gli chiese di dirgli chi fosse stato a sparare.

«Li conosci, sono amici tuoi». Ma il 27enne dei Tribunali gli avrebbe risposto che non poteva «fare l’infame». Circostanze da verificare nell’eventuale processo. Sono stati i poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Luigi Vissicchio) a risolvere il caso dopo un anno di indagini andate avanti con intercettazioni ambientali e telefoniche oltre che con la testimonianza di Pasquale Attraente e di altre persone.

Cosicché su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della procura della Repubblica è finito in manette Vincenzo Benincasa con le accuse di tentato omicidio, in concorso conpiù complici non identificati, con il ruolo di istigatore o comunque di supporto all’autore materiale del ferimento. Il giovane non è legato a clan, ha piccoli precedenti di polizia e in un paio di occasione è stato controllato per strada con Emanuele Durante, ucciso a Santa Teresa degli Scalzi per una vendetta interna a un gruppo di giovani legati ai Sequino.

Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip del tribunale di Napoli al termine dell’attività investigativa partita dall’agguato all’incensurato organizzatore di eventi danzanti, centrato da due colpi di pistola alla gamba all’alba del 25 febbraio 2024 a in via Carbonara. La vittima riportò la frattura della tibia ed è stato ricoverato nell’ospedale dei Pellegrini per 40 giorni.

Vincenzo Benincasa dopo aver trascorso, in compagnia di amici, una serata in una discoteca di Agnano ed essere stato allontanato dagli addetti alla sicurezza, aveva contattato la vittima (all’epoca dei fatti pr presso il locale) e con il pretesto di saldare il conto di 1.950 euro, aveva fissato un incontro in via Carbonara. Un appuntamento che si trasformò in una trappola.

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