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il caso
03 Giugno 2025 - 14:50
MARIGLIANO. «Sono costernato. Non mi aspettavo tutto questo. Pensavo che le mie scuse bastassero, che si potesse abbassare il tono. Invece mi hanno travolto. Non dormo, non mangio, ho perso tre chili». Con voce rotta, il professor Stefano Addeo, docente di tedesco al liceo “Enrico Medi” di Cicciano, commenta con il Roma la sua sospensione cautelare disposta dall’Ufficio scolastico regionale per la Campania. Il provvedimento è arrivato dopo il post – poi rimosso – in cui evocava un destino drammatico per la figlia del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Oggi Addeo non vuole rilasciare interviste. «Sto troppo male. Preferisco non parlare con altri giornalisti», ha detto.
Secondo quanto si apprende, ieri, intorno alle 17, il professore avrebbe ingerito circa sessanta pillole, in un gesto volontario che i sanitari hanno trattato come un tentativo di suicidio. A far scattare la crisi – riferiscono fonti vicine – sarebbe stato un messaggio ricevuto dalla dirigente scolastica, interpretato come l’inizio della fine. È stata proprio la preside a salvargli la vita, chiamando immediatamente i soccorsi. Addeo è stato trasportato in ospedale, sottoposto a lavanda gastrica e tenuto in osservazione fino alla notte. Dimesso in condizioni stabili, ha lasciato la struttura da un accesso secondario, per evitare la presenza dei giornalisti.
Chi lo ha visto in queste ore parla di uno stato di forte prostrazione: «Non sono il mostro che raccontano. Nel frattempo, la preside del “Medi” ha imposto il silenzio a docenti e studenti, vietando ogni contatto con la stampa. Una misura per proteggere l’ambiente scolastico, già provato dal clamore mediatico. Eppure, qualche voce è arrivata. Diversi studenti – riferiscono fonti interne – avrebbero scritto al professore messaggi di solidarietà e stima. “Ti conosciamo”, “Non sei quello che dicono”, “Siamo con te”.
Il post – rimosso poche ore dopo – resta un atto grave, figlio dell’impulsività. Lo stesso Addeo lo ha ammesso nella lettera pubblicata in esclusiva dal Roma. Oggi, però, non cerca giustificazioni. Chiede solo, se sarà possibile, di potere incontrare il presidente Meloni. Non in pubblico, non davanti ai microfoni. In privato. Per chiedere scusa da essere umano, e assumersi la responsabilità di un errore che ha avuto conseguenze profondissime.
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