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11 Giugno 2025 - 08:21
Nei riquadri l’imputato Nicola Giuseppe Moffa e la persona offesa Ciro Vecchione
NAPOLI. Un primo agguato subito, le ruggini mai sanate e poi, a distanza di qualche tempo, l’atroce vendetta. Il giovane pistolero accusato di essere l’esecutore materiale del raid che la notte dell’11 dicembre 2023 è quasi costato la vita a Ciro Vecchione e alla fidanzata, dopo la stangata incassata nel rito abbreviato, riesce a limitare i danni in secondo grado.
Nicola Giuseppe Moffa, 19enne figlio di un esponente di rango del clan Contini, dopo aver chiesto di concordare la pena, è riuscito a cavarla con una condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione: tre anni in meno rispetto a quanto incassato in primo grado.
La Corte di appello, convergendo sulla linea dei difensori di Moffa jr, i penalisti Leopoldo Perone e Domenico Dello Iacono, ha inoltre ridimensionato la “pena base” e il conseguente “aumento” per il secondo tentato omicidio, quello della fidanzatina dell’obiettivo designato del babykiller.
«Gliel’ho detto, sto con la ragazza, poi mi acchiappi non ti preoccupare. Ci acchiappiamo sempre». Ma i killer avevano già deciso: quella dell’11 dicembre ’23 sarebbe stata una notte di sangue e terrore. In corso Garibaldi, a ridosso dell’intersezione con piazza Carlo III, hanno affiancato la Smart in cui si trovavano Ciro Vecchione e Assunta Forte e, dopo un terribile inseguimento lungo via Foria, hanno sparato all’impazzata centrando il primo alla gamba, la seconda allo stomaco.
Un raid frutto di un rancore covato per oltre due anni e innescato da un primo agguato teso, ad aprile ’21, al rampollo Roberto Murano Junior, figlio di Roberto Murano, esponente di spicco del clan Contini, e a Nicola Giuseppe Moffa. Per il tentato omicidio di piazza Carlo III è stato poi arrestato proprio Moffa jr, 19enne originario delle Case Nuove; il fratello Gennaro Moffa era indagato a piede libero: per quest’ultimo la Procura ha da poco chiesto l’archiviazione. Le indagini sono andate in porto nonostante la scarsa collaborazione delle vittime.
Vecchione, nipote di Ciro Armento (ex pezzo da novanta dei Misso del rione Sanità), ventenne con brevi trascorsi da attore nel grande schermo (ha avuto una parte nel film “La paranza”), interrogato nell’immediatezza dei fatti, aveva spiegato di non avere la minima idea di chi fossero i suoi aggressori. Anzi, aveva anche provato a sviare le indagini spiegando che si sarebbe trattato di un tentativo di rapina ai suoi danni: quella sera indossava infatti una collana d’oro dal valore di 5mila euro.
Vecchione non sapeva, però, che a suo carico era già partita un’intensa attività di intercettazione ambientale. Proprio le cimici piazzate al Vecchio Pellegrini hanno portato le indagini alla svolta. «Ma chi è sempre quello scornacchiato?», domandava una parente al giovane ricoverato che poi affermava: «Gliel’ho detto pure, sto con la ragazza, poi mi acchiappi, non ti preoccupare... ci acchiappiamo sempre».
Già ad agosto 2021 Vecchione rimase ferito in un agguato con Antonio Testa: un raid maturato in risposta all’imboscata di aprile 2021.
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