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L'intervista
16 Giugno 2025 - 08:57
Carmine Foreste, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli
NAPOLI. Intelligenza artificiale, crollo delle “vocazioni” e un futuro, quello della professione forense, che oggi più che mai appare sotto minaccia. «L’approccio dell’avvocatura deve essere positivo e costruttivo. Per questo motivo è necessaria la nostra partecipazione attiva alla determinazione delle nuove regole».
Carmine Foreste, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, guarda con fiducia al domani e al Congresso nazionale forense - la massima assise dell’avvocatura - che si terrà a Torino dal 16 al 18 ottobre prossimi: «Un appuntamento al quale puntiamo nell’ottica di individuare le nuove competenze dell’avvocato e rimanere al passo con i tempi. Bisogno superare l’impostazione che vede la nostra professione ancorata solo al giudiziale».
Presidente Foreste, la lista “Per l’Avvocatura” da lei guidata ha ottenuto l’elezione di tutti i 22 candidati, su un totale di 25 che andranno a Torino. Assisteremo dunque a un Congresso nel quale l’avvocatura partenopea per una volta supererà le logiche di contrapposizione?
«Per la prima volta nella storia delle elezioni forensi, almeno da quando esiste il limite delle preferenze, abbiamo presentato una coalizione con un numero superiore al numero delle preferenze che è di 18. Abbiamo affrontato una sfida e l’abbiamo vinta. L’obiettivo era quello di capire che tipo di fiducia i colleghi riponessero nell’attuale maggioranza in Consiglio e l’esito è andato oltre ogni aspettativa. Terminata la contesa elettorale, adesso è però il momento di ragionare nell’ottica di un corpo unico, pensando al fine congressuale. Compatterò i 25 eletti e lavoreremo gomito a gomito anche con le altre delegazioni del distretto».
E di compattezza ne servirà, vista anche la portata delle sfide che la professione forense si appresta ad affrontare. Fino a che punto l’intelligenza artificiale rischia di tramutarsi in una minaccia reale?
«Il timore, di base, c’è. La preoccupazione che l’Ai possa sostituirsi a una realtà professionale come l’avvocatura è dettato soprattutto dall’incertezza del domani. Stiamo parlando di qualcosa di cui non sappiamo ancora quale sarà la portata. Ma il nostro approccio deve essere positivo e costruttivo affinché l’Ai diventi uno strumento utile alla giustizia. Perché questo accada è però necessario che l’avvocatura partecipi attivamente alla determinazione delle regole per l’uso dell’Ai in ambito giudiziario. Il tema del congresso, non a caso, è “L’avvocato nel futuro. Pensare da legale, agire in digitale”. Per questo motivo guardiamo all’Assise nell’ottica di individuare nuove competenze per stare al passo coi tempi. I sistemi di intelligenza artificiale devono essere strutturati per assistere l’avvocato nel la ricerca, nell’approfondimento e nello studio, ma si deve evitare che la macchina arrivi alla redazione di atti, quello deve essere un paletto imprescindibile per evitare il rischio che si sostituisca all’uomo».
Sullo sfondo restano poi altri due temi caldi, quelli dei compensi e della perdita di appeal della professione forense. Che tipo di mozioni e indicazioni arriveranno del congresso?
«I dati dicono che c’è un forte calo di iscritti a Giurisprudenza e di candidati all’esame di Stato. Da 6.000 candidati siamo passati a 1.400 nell’ultima sessione nei sette fori del distretto di Napoli. Le cause sono diverse e la prima è legata a un fatto storico. Nell’ultimo quinquennio si è registrata una proposizione di concorsi pubblici che non si vedeva da vent’anni. Una via di fuga per molti avvocati e aspiranti avvocati. C’è poi il tema dei redditi al Sud, dove si lavora ancora quasi solo sul contenzioso e i tempi di liquidazione restano lunghissimi. La recente legge sull’equo compenso non basta e il ritorno ai minimi obbligatori è necessario. Al Congresso non trascureremo alcun aspetto».
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