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«Punito per essere il “filatore” dei De Micco»

Le rivelazioni della collaboratrice De Stefano: «“Polpetta” ucciso da “Tiger” e Giuseppe Prisco»

«Punito per essere il “filatore” dei De Micco»

Salvatore D’Orsi e Mario Volpicella

NAPOLI. «Gli esecutori materiali sono stati Michele Minichini e Giuseppe Prisco. “Polpetta” (com’era soprannominato Salvatore D’Orsi, ndr) è stato colpito sotto il suo palazzo mentre stava citofonando. Il recupero del killer è stato compiuto da Giuseppina “a barone” e da “Gigino ’o panettiere” di San Sebastiano al Vesuvio (che non risultano tra gli indagati, ndr)».

A parlare così con i pm, lo scorso 24 settembre, era l’unica pentita del gruppo Schisa finito nel mirino delle indagini di polizia e magistratura: Luisa De Stefano, una delle due “pazzignane”. L’altra è Vincenzo Maione, considerata un’irriducibile e che ieri ha ricevuto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere quale presunta organizzatrice di due dei tre omicidi risolti.

A spiegare il movente dell’agguato mortale a Salvatore D’Orsi è stata la stessa Luisa De Stefano, sempre nel corso dell’interrogatorio del 24 settembre 2024.

«“Polpetta” - ha messo a verbale - era un “filatore” del clan De Micco ed era solito aspettare Michele Minichini quando quest’ultimo andava a casa di Anna De Luca Bossa. Più volte Michele Minichini aveva avvisato Giuseppe “’o sghizzo” di far desistere il nipote, ma inutilmente. Anche in questo caso a decidere l’omicidio siamo stati io, Vincenza Maione e Michele Minichini. Dopo l’evento io ed “Enza” ci siamo recate da “Ciretta”, madre di Michele Minichini, la quale ci disse che Michele e Giuseppe erano a San Sebastiano al Vesuvio. Io e la Maione successivamente siamo andate all’ospedale perché “Polpetta” non era morto sul colpo, ma solo dopo in ospedale e dovevamo accertarcene».

Va sottolineato che gli inquirenti non hanno trovato riscontri alle accuse di Luisa De Stefano sulla partecipazione di Vincenza Maione al delitto. Così come non ci sono riscontri sulla partecipazione all’omicidio di Giuseppina Barone e di Santolo Carotenuto “’o panettiere”, che vanno considerati assolutamente estranei alla vicenda.

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