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La scia di sangue della “pazzignana”: «Ma mio figlio Tommaso è estraneo»

Le dichiarazioni della ex boss del De Gasperi

La scia di sangue della “pazzignana”: «Ma mio figlio Tommaso è estraneo»

Luisa De Stefano

NAPOLI. «Decidemmo di uccidere Giovanni Sarno semplicemente perché era fratello dei collaboratori di giustizia». Così Luisa De Stefano ha ricostruito agli inquirenti il movente del clamoroso agguato compiuto mentre la vittima dormiva in casa. Il congiunto degli ex ras del rione De Gasperi lasciava sempre la porta d’ingresso aperta e così per l’esecutore materiale fu un gioco da ragazzi entrare e sparagli al volto.

Era marzo 2017. «Decisi di uccidere Giovanni Sarno insieme a Vincenza Maione, Gabriella Onesto, Michele Minichini, Ciro Contini e Giulio Ceglie. Non chiesi il permesso a Ciro Rinaldi perché si trattava di un omicidio da fare nel mio quartiere. Mio figlio Tommaso stava a Marigliano e lo chiamai la mattina per non farlo venire a Ponticelli. Non volevo che fosse coinvolto. Visto che la polizia non arrivava a casa della vittima, Gabriella andò a citofonare alla sorella detta “Zezella”, dicendole che il fratello era stato ucciso. Vai a vedere, le disse».

Agli atti c’è anche un’intercettazione in cui Maione telefona alla madre di Michele Minichini per riferirle di non aspettarla. «Non ci aspettare perché noi non veniamo... andiamo a ballare».

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