Tutte le novità
Camorra
18 Giugno 2025 - 09:04
Nei riquadri i presunti ras Luciano Barattolo e Vincenzo Caldarelli e l’imputato Emanuele Di Clemente
NAPOLI. Costruttore edile minacciato e riempito di botte per essersi impossessato, secondo il clan, di circa 30mila euro non dovuti, accuse in frantumi per due dei presunti componenti del commando del clan Mazzarella entrato in azione nell’aprile 2023 al rione Luzzatti di Poggioreale.
Il dibattimento celebrato innanzi alla prima sezione penale, collegio a, del tribunale di Napoli si è concluso ieri pomeriggio con la piena assoluzione di Emanuele Di Clemente e Luigi Pandolfo. I giudici hanno infatti stabilito che i due imputati non avrebbero mai commesso il fatto. Di tutt’altro avviso era stata la Procura antimafia. Il pubblico ministero, infatti, nella requisitoria aveva chiesto 8 anni e 6 mesi di carcere per Di Clemente e 7 anni e 6 mesi per Pandolfo.
A spuntarla sono state però le argomentazioni dei loro difensori - i penalisti Gennaro Quaranta e Diego Pedicini per Di Clemente e Giorgio Varano per Pandolfo - i quali sono riusciti a dimostrare l’estraneità dei propri assistiti rispetto all’inquietante vicenda su cui le indagini avevano portato all’esecuzione di ben tredici arresti. Nel caso di Di Clemente, in particolare, il tandem difensivo Quaranta-Pedicini ha dimostrato che il presunto estorsore aveva in realtà un alibi di ferro. Il giorno del pestaggio, infatti, Di Clemente si trovava in a casa con la moglie e un amico.
Non solo, proprio mentre la violenza si consumava l’imputato sarebbe stato impegnato per diversi minuti in una conversazione whatsapp. Il suo dispositivo, come emerso da una perizia informativa di parte, non era inoltre agganciato alla linea mobile, bensì a quella domestica. Insomma, Di Clemente in quel momento non si sarebbe trovato al rione Luzzatti. Da qui all’assoluzione il passo è stato dunque assai breve.
I coimputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati invece già condannati, mentre nei prossimi mesi inizierà il dibattimento per il rampollo Rosario Ciro Mazio e Luigi Prisco, passati, a differenza di Di Clemente e Pandolfo, per l’udienza preliminare. Un caso di prepotenza camorristica, con una batteria di giovani affiliati ai Mazzarella-Caldarelli entrata in azione per appoggiare due donne incensurate in un contrasto con un imprenditore edile.
Nella ricostruzione della Dda, sulla base di indagini della polizia, era emerso che alla vittima erano state date somme non dovute: 30mila euro e 3.500 per lavori di ristrutturazione eseguiti solo in parte. Tant’è vero che agli arresti, sia pure ai domiciliari, erano finite pure coloro che avevano dato il via all’operazione recupero nel quartiere Poggioreale e alle Case Nuove: Lucia Basile e Roberta Fallace.
A dar loro manforte nell’aprile 2023 erano scesi in campo personaggi emergenti di malavita: Luciano Barattolo detto “Lucianello” (imparentato con i ras del Rione Luzzatti attraverso Salvatore Barile “Totoriello”, estraneo alla vicenda), Pasquale Buonerba “Frank Costello” (fratello del presunto assassino di Emanuele Sibillo) e Vincenzo Cardarelli, alias “Tulù”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo