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27 Giugno 2025 - 08:03
NAPOLI. «Non vi era alcuna bombola, sono solo falsità. Il laboratorio era provvisto di normale gas di città con normale contratto». A scriverlo, in una storia Instagram, dal titolare del ristorante “Da Corrado”. In un deposito del locale è avvenuta l’esplosione di mercoledì alle 19.30, in via Peppino De Filippo, traversa di via Foria. N
ella deflagrazione è morto il 57enne Giovanni Scala, cugino della chef. E di un boato «forte come una bomba» parla un residente, descrivendo gli attimi drammatici. Il bilancio dell’esplosione in un terraneo vede anche quattro feriti. Una donna è ricoverata in codice rosso, precipitata dall’abitazione al primo piano. L’ha travolta il crollo del solaio. La fuga di gas è la pista privilegiata dagli investigatori della Polizia di Stato. Ma a 24 ore di distanza, negli occhi della gente si legge ancora il terrore. «Dopo il boato - racconta l’uomo, un 42enne - si è vista una nuvola grigia, si sentivano urla disperate».
Il residente rivela anche altri particolari, precedenti all’esplosione. Elementi comunque da riscontrare, nell’ambito delle indagini. «Circa mezz’ora prima - spiega - mia suocera è passata vicino allo stabile crollato, diceva di sentire una puzza». Poi la deflagrazione, e qui non si è capito più nulla. La forza d’urto ha investito cose e persone. Lo spostamento d’aria ha mosso gli oggetti nelle case. Divelta anche una pesante finestra di un albergo. L’hotel affaccia su via De Filippo, a pochi metri dal disastro. E sotto choc è la titolare di un Caf. Al momento del botto, era con alcuni clienti. I vetri del locale sono andati in mille pezzi. Enorme la paura, ma ferite solo lievi. E tra lo spavento, si insinua anche il dolore. La vittima, Giovanni Scala, lo conoscevano tutti.
«Bravissima persona, un ragazzo di qua, pensava solo a lavorare» dice un uomo anziano. Gli fa eco un coetaneo, parlando anche della donna ferita. «Pensavamo non ce l’avesse fatta, per fortuna l’hanno estratta viva» racconta. E restano le sensazioni degli attimi di terrore. Nessuno riferisce dell’odore di gas. Piuttosto c’era «molta polvere». «Mi fischiano ancora le orecchie» spiega uno. E i ricordi resteranno fissati a lungo nella memoria. E riavvolgere il nastro è un esercizio penoso. Fa già parte dell’elaborazione di un lutto.
«Io - rievoca Franco che abita nel palazzo di fianco - stavo lavorando a casa e il mio appartamento non è vicino alla strada. Ho sentito come un colpo che è arrivato dritto nello stomaco». Una ragazza, 26 anni, è scesa nell'androne del palazzo di fronte a quello in dello scoppio: «Ho sentito una botta, fortissima. Una botta come se fosse stata una bomba, ha tremato tutto il palazzo, tutti i vetri».
La madre della giovane aggiunge: «Una deflagrazione violenta, abitiamo d’altra parte del palazzo e da lì abbiamo visto il fumo e poi una nube enorme, si è fatto tutto bianco. Non si vedeva più». Tra la gente del posto si fa strada un’idea, anch’essa da verificare: l’esplosione è stata troppo forte per essere originata solo da una bombola. Ma su questo sarà l'inchiesta penale a dover trovare conferme.
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