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Il giorno dopo

«Non vi erano bombole, sono falsità»

Il titolare del ristorante “Da Corrado”: «Il laboratorio aveva gas di città con regolare contratto»

«Non vi erano bombole, sono falsità»

NAPOLI. «Non vi era alcuna bombola, sono solo falsità. Il laboratorio era provvisto di normale gas di città con normale contratto». A scriverlo, in una storia Instagram, dal titolare del ristorante “Da Corrado”. In un deposito del locale è avvenuta l’esplosione di mercoledì alle 19.30, in via Peppino De Filippo, traversa di via Foria. N

ella deflagrazione è morto il 57enne Giovanni Scala, cugino della chef. E di un boato «forte come una bomba» parla un residente, descrivendo gli attimi drammatici. Il bilancio dell’esplosione in un terraneo vede anche quattro feriti. Una donna è ricoverata in codice rosso, precipitata dall’abitazione al primo piano. L’ha travolta il crollo del solaio. La fuga di gas è la pista privilegiata dagli investigatori della Polizia di Stato. Ma a 24 ore di distanza, negli occhi della gente si legge ancora il terrore. «Dopo il boato - racconta l’uomo, un 42enne - si è vista una nuvola grigia, si sentivano urla disperate».

Il residente rivela anche altri particolari, precedenti all’esplosione. Elementi comunque da riscontrare, nell’ambito delle indagini. «Circa mezz’ora prima - spiega - mia suocera è passata vicino allo stabile crollato, diceva di sentire una puzza». Poi la deflagrazione, e qui non si è capito più nulla. La forza d’urto ha investito cose e persone. Lo spostamento d’aria ha mosso gli oggetti nelle case. Divelta anche una pesante finestra di un albergo. L’hotel affaccia su via De Filippo, a pochi metri dal disastro. E sotto choc è la titolare di un Caf. Al momento del botto, era con alcuni clienti. I vetri del locale sono andati in mille pezzi. Enorme la paura, ma ferite solo lievi. E tra lo spavento, si insinua anche il dolore. La vittima, Giovanni Scala, lo conoscevano tutti.

«Bravissima persona, un ragazzo di qua, pensava solo a lavorare» dice un uomo anziano. Gli fa eco un coetaneo, parlando anche della donna ferita. «Pensavamo non ce l’avesse fatta, per fortuna l’hanno estratta viva» racconta. E restano le sensazioni degli attimi di terrore. Nessuno riferisce dell’odore di gas. Piuttosto c’era «molta polvere». «Mi fischiano ancora le orecchie» spiega uno. E i ricordi resteranno fissati a lungo nella memoria. E riavvolgere il nastro è un esercizio penoso. Fa già parte dell’elaborazione di un lutto.

«Io - rievoca Franco che abita nel palazzo di fianco - stavo lavorando a casa e il mio appartamento non è vicino alla strada. Ho sentito come un colpo che è arrivato dritto nello stomaco». Una ragazza, 26 anni, è scesa nell'androne del palazzo di fronte a quello in dello scoppio: «Ho sentito una botta, fortissima. Una botta come se fosse stata una bomba, ha tremato tutto il palazzo, tutti i vetri».

La madre della giovane aggiunge: «Una deflagrazione violenta, abitiamo d’altra parte del palazzo e da lì abbiamo visto il fumo e poi una nube enorme, si è fatto tutto bianco. Non si vedeva più». Tra la gente del posto si fa strada un’idea, anch’essa da verificare: l’esplosione è stata troppo forte per essere originata solo da una bombola. Ma su questo sarà l'inchiesta penale a dover trovare conferme.

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