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Il caso

Picchiata e uccisa nel dirupo, atti non tradotti: tutto da rifare

Giallo a Ischia, Batrakov è accusato di aver soffocato la compagna Marta

Picchiata e uccisa nel dirupo, atti non tradotti: tutto da rifare

Nel riquadro la vittima Marta Maria Ohryzko e l’imputato Ilia Batrakov

NAPOLI. L’udienza preliminare che avrebbe dovuto fare da apripista al rinvio a giudizio di Ilia Batrokov, imputato per l’omicidio della compagna Marta Maria Ohryzko, si apre con un inatteso colpo di scena. O meglio, in un clamoroso nulla di fatto. Il difensore del 41enne russo, il penalista Rocco Maria Spina, con l’avvocato dell’uomo, il penalista Rocco Maria Spina, ha sollevato un’eccezione di nullità degli atti di indagine per loro mancata traduzione nella lingua dell’imputato e per la tardiva trasmissione al codifensore, l’avvocato Ciro Pilato.

Il penalista ha quindi evidenziato come fosse stata minata la possibilità per il suo assistito di potersi difendere in sede di indagini. Per questo motivo gli atti sono stati ritrasmessi dal gip Gallo nuovamente alla Procura, con il rischio adesso che il titolo cautelare possa subire adesso un importante ridimensionamento. Il fermo era scattato nella mattina del 15 luglio scorso ed era stato emesso dalla Procura di Napoli ed eseguito dai carabinieri della compagnia di Ischia.

Le indagini, coordinate dalla IV sezione Tutela delle fasce deboli della popolazione erano state avviate dopo il ritrovamento del cadavere della 32enne in un dirupo nel territorio di Barano d’Ischia, a pochi metri dalla roulotte in cui vivevano i due. Il 40enne era stato accompagnato nel carcere di Poggioreale e il fermo era stato poi convalidato il successivo 17 luglio dal gip di Napoli con applicazione della misura cautelare in carcere.

Dalle indagini è emerso che la 32enne ucraina era sottoposta a maltrattamenti continui da parte del 41enne, con aggressioni ripetute e minacce di morte, anche con l’uso di un coltello; inoltre, il 41enne era arrivato a provocarle bruciature in varie parti del corpo e le impediva di curarsi presso il centro di igiene mentale. Il 13 luglio, hanno ricostruito i militari, la 32enne era caduta nel dirupo e aveva chiesto aiuto al compagno con messaggi e telefonate, ma era stata ignorata.

L’uomo, però, era consapevole di quello che era successo e, di notte, era andato nel luogo dove la donna era rimasta bloccata, l'aveva vista e non le aveva prestato soccorso, lasciandola morire da sola in una lenta agonia. Il capo di accusa si è poi aggravato con la nuova accusa di omicidio. Il 13 luglio dello scorso anno, in località Vatoliere a Barano, l’imputato, dopo aver ripetutamente ignorato le richieste di aiuto della compagna, lasciata da sola e ferita in un dirupo nei pressi di casa in seguito a una caduta, l’avrebbe raggiunto, percossa con un pugno sull’occhio sinistro, dopo di che l’avrebbe soffocata cingendole la bocca e il naso con la mano, «così cagionandone la morte per asfissia meccanica».

Una ricostruzione dei fati che la difesa di Batrakov è pronta a contestare in sede dibattimentale. L’inizio del processo di primo grado, dopo il colpo di scena “procedurale” consumatosi ieri mattina, rischia però adesso di spostarsi e, soprattutto, innescare ulteriori “ribaltoni” sotto il profilo delle esigenze di custodia cautelare. La corsa contro il tempo è appena iniziata.

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