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Pizzo a tappeto a Secondigliano, fermati due aguzzini dei Licciardi

Racket di Ferragosto, nel commando pure un terzo uomo: è irreperibile

Pizzo a tappeto a Secondigliano, fermati due aguzzini dei Licciardi

L’indagine è stata condotta dalla Squadra mobile e dal commissariato Secondigliano; nei riquadri i fermati Luca Gelsomino e Giovanni Napoli

NAPOLI. Raffica di estorsioni a Secondigliano, lo Stato prova a riprendere il controllo del quartiere dopo l’escalation di “bussate” registrata nelle ultime settimane.

A pochi giorni dal tremendo scoppio che ha quasi distrutto il panificio Picardi, la polizia di Stato ha masso a segno una brillante operazione, culminata nell’arrestato di due esponenti del clan Licciardi della Masseria Cardone: Luca Gelsomino e Giovanni Napoli, raggiunti da un decreto di fermo emesso dalla Procura antimafia di Napoli al termine dell’indaginelampo condotta dalla sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile (dirigente Leuci) e dalla squadra investigativa del commissariato Secondigliano (dirigente Pintauro).

I due presunti aguzzini, difesi dall’avvocato Antonella Genovino, si trovano adesso nel carcere di Secondigliano in attesa che venga fissata l’udienza di convalida davanti al gip. Il cerchio non è però ancora del tutto chiuso. Il decreto di fermo è stato infatti emesso anche a carico di un terzo indagato, che per il momento è però riuscito a sottrarsi alle manette.

Quanto a Gelsomino e Napoli, si tratta di due vecchie conoscenze delle forze dell’ordine ed entrambi vengono storicamente ritenuti inseriti a pieno nelle dinamiche del clan Licciardi. I due aguzzini, stando a quanto emerso dalle indagini della Polstato, si sarebbero resi protagonisti di un’estorsione ai danni di un importante costruttore edile attualmente impegnato, con la sua ditta, in diversi cantieri attivi nella Masseria Cardone e nel rione Gescal.

Un ghiotto affare per la cosca secondiglianese, che avrebbe così deciso di “bussare” per incassare una consistente tangente. Il trio di “emissari” non ha però fatto i conti con il fiuto investigativo dei poliziotti della Mobile e della squadra giudiziaria del commissariato Secondigliano, che nel giro di poche settimane sono riusciti a risolvere il caso, ottenendo l’emissione del decreto di fermo: estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosi l’accusa formulata dalla Dda.

All’appello manca però il terzo componente del commando, ma la sua fuga potrebbe avere i giorni contati. Intanto nei prossimi giorni Gelsomino e Napoli, assistiti dalla penalista Genovino, saranno attesi innanzi al gip per l’udienza di convalida. Starebbero invece per entrare nella fase clou le indagini chiamate a fare luce sull’agguato che ha portato al ferimento di Davide Grimaldi, zio del giovane ras Nico Grimaldi, e sull’attentato ai danni del Panificio Picardi, gravemente danneggiato da un ordigno artigianale lo scorso fine settimana.

I due episodi erano stati tra l’altro registrati nel giro di poche ore: sabato pomeriggio il ferimento del 51enne, nella notte il raid contro il tarallificio di corso Secondigliano. Resta intanto alto l’allarme per le segnalazioni di estorsioni che i due clan attivi nella zona, i Licciardi e la Vanella Grassi, stanno compiendo nel quartiere durante le ultime settimane. Un’escalation che potrebbe però essere presto interrotta da una nuova sfilza di arresti.

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