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Secondigliano
29 Giugno 2025 - 15:45
Giovanni Napoli e Luca Gelsomino
NAPOLI. «Lo sai che sei proprio scostumato? Ma come, vieni a fare lavori nello Gescal e non ti sei nemmeno venuto a presentare? Lo sai che è buona educazione chiedere il permesso?».
Così si sarebbe rivolto Pietro Izzo alias “Pierino”, 59enne ritenuto uno dei reggenti del clan Licciardi, a un imprenditore edile che stava svolgendo con la sua ditta lavori di ristrutturazione edile nel rione Gescal e nella Masseria Cardone.
Una minaccia larvata poi culminata successivamente nella richiesta di 5000 euro di “pizzo” da saldare in due rate, avanzata in maniera più chiara da Luca Gelsomino e Giovanni Napoli. Questi ultimi sono in cella a Secondigliano dall’altro ieri mattina su decreto di fermo del pm mentre il capo del terzetto è irreperibile, inseguito da un’ordinanza di custodia cautelare.
L’accusa per tutti e tre è di estorsione aggravata dal metodo mafioso per agevolare il clan Licciardi. Luca Gelsomino e Giovanni Napoli, rispettivamente 32enne e 44enne, sono assistiti dall’avvocato Antonietta Genovino.
A incastrali grazie alla denuncia, ma soprattutto alla registrazione di un colloquio compiuta dalla vittima con il telefonino, sono stati i poliziotti della Squadra mobile della questura di Napoli (guidati dal dirigente Giovanni Leuci) e i colleghi ella squadra operativa e investigativa del commissariato Secondigliano (con a capo il dirigente Tommaso Pintauro).
Investigatori esperti che hanno chiuso l’indagine in pochi giorni con il coordinamento della Dda (ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva). Il massimo della massima pressione sulla vittima si è avuta tra l’8 e il 10 giugno, quando Giovanni Napoli si presentò nell’ufficio dell’imprenditore minacciandolo esplicitamente.
«Pierino ha detto che questa cosa me la devo vedere io. Nientedimeno hai aperto due cantieri nel rione Gescal e alla Masseria e stai intascando 40mila e 70mila euro e da noi non sei proprio venuto. Non ti sei comportato bene. Comunque ci devi fare un regalo perché io da poco sono uscito di galera e stiamo senza soldi. Ci devi dare 5000 euro».
Nel dialogo registrato all’insaputa dell’interlocutore, si sente Napoli che si lamenta dei ritardi nella consegna di 1000 euro pattuiti come acconto sulla tangente. «Però se tu mi dici, io a 40 anni, oggi, domani, oggi…non è bello fratello». E in un’altra occasione, altra minaccia: «Ma ci stai mandando a prendere il sale?».
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