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Camorra
05 Luglio 2025 - 09:36
Nel riquadro il boss di Miano Oscar Pecorelli “’o malommo”, 46 anni, attualmente detenuto al regime del carcere duro
NAPOLI. Ordini dal carcere per continuare a comandare e riciclaggio di un fiume di denaro sporco, il boss di Miano Oscar Pecorelli e i suoi fedelissimi a un passo dal rinvio a giudizio. Dopo i blitz di gennaio e febbraio scorsi, la Procura antimafia ha appena ottenuto la fissazione del giudizio immediato per il ras, la moglie Mariangela Carrozza, il figlio Rosario Pecorelli, il cugino omonimo Oscar Pecorelli “il buono”, Vincenzo Bocchetti e Francesco Battimiello, arresti nell’ambito delle due operazioni.
L’udienza è stata fissata per il prossimo autunno, ma non è da escludere che i neo imputati, assistiti dall’avvocato Domenico Dello Iacono, optino per il rito abbreviato, puntando così a un notevole sconto di pena in caso di condanna. L’ordinanza era stata notificata il 24 gennaio dalla guardia di finanza di Napoli e dal Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata.
Pecorelli per tenersi in contatto con il clan utilizzava in carcere dei cellulari clandestini, messaggi whatsapp e mail. Inoltre, avvalendosi della moglie e del figlio, avrebbe continuato a dirigere attività di riciclaggio e di usura, impartendo direttive ai propri familiari e sodali per riscuotere i proventi del racket.
La disponibilità di denaro ha spinto i Pecorelli a dedicarsi all’usura. E quando c’erano “problemi” le vittime venivano minacciate. I proventi venivano destinati all’acquisto di orologi di lusso (il cui valore è risultato enormemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati) finanche all’estero, in particolare a Dubai, con pagamenti in criptovaluta.
La famiglia del boss, per sfuggire ai controlli, aveva intestato a prestanome immobili e imprese di calzature, cuoio, pellame, di lavanderia e di trasporto su gomma. Le società, inoltre, frodavano il fisco utilizzando usando fatture false, secondo le indagini emesse per circa 10 milioni di euro.
A giugno ’24 ai Pecorelli sono stati sequestrati 8 immobili, 12 lotti di terreno, 5 complessi aziendali, 2 autovetture, 1 ciclomotore, 20 orologi di lusso, 90 rapporti finanziari e circa 400 mila euro in contanti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro. Dall’inchiesta è emerso poi che Pecorelli, nonostante le condanne definitive per mafia, fosse l’effettivo proprietario di un appartamento a due passi dall’aeroporto di Capodichino.
Un immobile adibito a casa vacanze e gestito tramite alcuni prestanome. Con quel b&b il clan per almeno due anni sarebbe però riuscito a riciclare un importante mole di denaro. Stessa sorte per un appartamento in salita Capodimonte affittato come civile abitazione. Entrambi gli appartamenti sono poi finiti sotto sequestro.
La prima indagine aveva portato all’arresto di Oscar Pecorelli “’o malommo”, della moglie e del figlio. Le seconda retata, scattata pochi giorni dopo, culminò nella cattura di Oscar Pecorelli detto “il buono”, Vincenzo Bocchetti e Francesco Battimiello, finito ai domiciliari.
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