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Truffe, processo sprint alla gang

L’organizzazione capeggiata da Alessandro D’Errico e Antonietta Mascitelli è sospettata di oltre 40 colpi

Truffe, processo sprint alla gang

NAPOLI. Dopo la reta di metà giugno, la Procura non perde tempo e ottiene la fissazione del giudizio immediato per i presunti componenti della banda specializzata in truffe agli anziani che operata tra Napoli e Genova. Gran parte degli indagati, salvo clamorosi colpi di scena, dovrebbe optare però per il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di condanna. Le accuse da cui dovranno difendersi nei prossimi mesi sono però piuttosto pesanti. Partivano il lunedì da Napoli per Genova e tornavano il sabato dopo aver soggiornato in alcune strutture ricettive messe a disposizione dai capi dell’organizzazione.

Missione: raggirare anziani, preferibilmente ultraottantenni, con la tecnica del finto maresciallo o dell’avvocato fasullo, ma con due novità: la chiamata filtro, per capire se le vittime vivevano da sole, e il raggiro del concorso pubblico superato o della vincita di un premio. Alla fine però, grazie a indagini con i classici strumenti investigativi, i componenti di una gang con base a Napoli e nell’hinterland vesuviano sono finiti in manette su ordinanza di custodia cautelare in carcere (o ai domiciliari) per associazione per delinquere finalizzate alle truffe. Da Napoli a Genova per raggirare anziani.

Sono stati i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di San Martino di Genova a smantellare un’organizzazione criminale strutturata che metteva a segno truffe agli anziani e che aveva la sua base operativa nel centro storico di Napoli. In manette sono finite 13 persone tra cui i due capi: Alessandro D’Errico, 37 anni, e Antonietta Mascitelli, 40 anni. Agli indagati sono contestate 43 truffe (28 consumate, 15 tentate) compiute a Genova e in tutta Italia nel periodo tra il settembre 2023 e marzo 2024. Il tutto per un bottino di circa mezzo milione di euro.

I truffatori partivano la domenica dalla Campania e soggiornavano in Liguria fino al sabato, nelle settimane in cui era prevista la fase esecutiva dei colpi programmati, in bed and breakfast messi a disposizione dell’organizzazione che forniva anche veicoli e telefonini. I malviventi erano supportati a Napoli dai call center che facevano centinaia di telefonate all’ora per individuare potenziali vittime. La particolarità che utilizzava la banda era “la chiamata filtro” che durava pochi secondi e permetteva grazie ad una serie di domande di scoprire se la vittima era anziana e sola in casa. Il modus operandi ha seguito due schemi ricorrenti.

La prima era la tecnica del finto maresciallo dei carabinieri o dell’avvocato che riferiva telefonicamente che un parente dell’anziano (generalmente figlio, nipote o coniuge) aveva provocato un incidente e che serviva il versamento di una ingente somma di denaro per evitare l’arresto. Il secondo, il più nuovo, era quella di un finto parente che riferiva della necessità di versare una somma per definire la vincita di un concorso pubblico e la consegna di un pacco, paventando il rischio di esclusione dal concorso o la mancata consegna.

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