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lEGAMBIENTE
09 Luglio 2025 - 08:50
NAPOLI. Napoli si trova al centro di una crescente crisi climatica, testimoniata da un'impressionante serie di 20 eventi meteo estremi tra il 2015 e il 2024, che hanno causato danni e vittime. La temperatura media del capoluogo campano nel 2022 ha toccato i 17,7°C, un incremento che supera la media nazionale e alimenta un fenomeno sempre più preoccupante: l'aumento delle notti tropicali.
Queste notti, in cui la temperatura non scende sotto i 20°C, sono passate da 55 a 72 all'anno tra il 2006 e il 2015, rendendo le estati napoletane progressivamente più insopportabili. L'effetto isola di calore urbana è particolarmente pronunciato, con differenze termiche che possono arrivare a 5,7°C tra le aree verdi e quelle densamente edificate. L'estate del 2024 ha già visto Napoli raggiungere per ben 6 giorni il livello massimo di allerta per ondate di calore, con un triste bilancio di 72 decessi in eccesso tra gli over 65 solo nel mese di agosto.
“COOLING POVERTY": QUANDO IL FRESCO DIVENTA UN LUSSO
Legambiente, con la sua campagna "Che caldo che fa!", sta puntando i riflettori su un fenomeno sempre più preoccupante: la "cooling poverty". Non si tratta solo di disagio, ma di una vera e propria ingiustizia sociale, dove l'accesso a sistemi di raffrescamento e a spazi pubblici adeguati per proteggersi dal caldo torrido diventa un privilegio per pochi. Le fasce più vulnerabili della popolazione, spesso residenti in quartieri meno serviti, si trovano a fronteggiare temperature insostenibili senza le risorse necessarie.
Un'analisi condotta da Legambiente ha messo a confronto il Vomero, quartiere benestante e ricco di aree verdi e servizi, con Secondigliano, periferia ad alta densità abitativa e con maggiori difficoltà economiche. I risultati parlano chiaro: Secondigliano è una vera e propria fornace. La temperatura media dell'aria qui raggiunge i 39,7°C, contro i 36,6°C del Vomero, con picchi al suolo che toccano l'incredibile cifra di 81,2°C. La disparità è evidente anche nella disponibilità di spazi verdi, fontane e coperture artificiali, quasi inesistenti a Secondigliano rispetto al Vomero. Questa differenza sottolinea una chiara disparità nella capacità dei quartieri di fronteggiare le ondate di calore.
STRATEGIE PER CITTà PIù FRESCHE E GIUSTE
Alla luce di questi dati, Legambiente propone una serie di misure urgenti per contrastare la "cooling poverty" e rendere le città più resilienti ai cambiamenti climatici. È fondamentale adottare una governance climatica integrata, con una strategia e un piano di adattamento specifici, affiancati da un Ufficio Clima dedicato.
Parallelamente, un regolamento edilizio sostenibile dovrebbe imporre l'uso di superfici permeabili, il recupero delle acque piovane e l'impiego di materiali e colori adeguati, promuovendo infrastrutture verdi e blu in ogni nuova costruzione o ristrutturazione. L'integrazione del Piano Urbanistico con un Piano del Verde Urbano è cruciale, puntando sulla forestazione urbana e le connessioni ecologiche, con priorità per le periferie più carenti di verde e garantendo una manutenzione sostenibile degli spazi esistenti.
È inoltre necessario promuovere e coordinare interventi con enti e aziende, in particolare quelle di trasporto, per aumentare l'ombreggiatura delle fermate e dei parcheggi pubblici attraverso piante, tende e tettoie fotovoltaiche, e potenziare le fontanelle pubbliche e i sistemi di nebulizzazione nelle piazze più esposte. La creazione di centri di raffrescamento naturali e artificiali in ogni quartiere è un'altra priorità, così come l'adozione di un approccio integrato per le politiche di adattamento climatico, volto a identificare e sostenere le aree urbane più vulnerabili, evitando di ampliare ulteriormente le disuguaglianze sociali.
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