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Racket a tappeto nell’area est, affondo al clan De Luca Bossa

Nel mirino della cosca concessionarie d’auto, ristoranti e cantieri edili

Racket a tappeto nell’area est, affondo al clan De Luca Bossa

Le indagini sono state condotte dai carabinieri della tenenza di Cercola; nel riquadro il ras Massimiliano Baldassarre “’a serpe”, 48 anni

NAPOLI. Concessionarie di auto, cantieri edili e ristoranti. Nessuno escluso. Tutti, stando a quanto stabilito dall’emergente boss Massimiliano Baldassarre, alias “’a serpe”, dovevano abbassare la testa e pagare la tangente della “tranquillità”, che in alcuni casi sarebbe stata quantificata addirittura in 5mila euro.

Il referente del clan De Luca Bossa nella zona del rione Caravita non aveva però fatto i conti con il coraggio delle vittime designate, che senza battere ciglio hanno subito chiesto aiuto allo Stato per uscire dall’incubo nel quale stavano precipitando. A dare la stura all’indagine ci hanno quindi pensato i carabinieri della tenenza di Cercola, abili a ricostruire in pochi mesi il giro di racket di cui la paranza di aguzzini si era resa protagonista.

La svolta ha preso forma ieri mattina, con i militari dell’Arma che, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cerabona su richiesta della Dda, hanno eseguito quattro arresti. In carcere è finito proprio Massimiliano Baldassarre, 48 anni. I domiciliari sono stati invece disposti per Biagio Auletta, 21enne di Pomigliano d’Arco, Vincenzo Cilindro, 48enne napoletano residente a Volla, e Lorenzo Mevo, 23enne napoletano residente a Pollena Trocchia. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa e di quattro episodi estorsivi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa consumatisi tra la primavera e l’estate del 2023.

In due casi a finire sotto torchio sono state due concessionarie di auto di Pollena Trocchia, ai cui titolari il clan De Luca Bossa avrebbe chiesto la consegna, rispettivamente, di 800 euro tre volte l’anno e 1.500 euro, sempre tre volte l’anno. In quest’ultimo episodio sarebbe intervenuto personalmente il ras Baldassarre, che rivolgendosi alla vittima senza tanti giri di parole, aveva avvertito: «Da oggi in poi a Pollena Trocchia ci siamo noi... sono da poco carcerato e ci devi dare 1.500 euro cominciando da adesso».

La cosca, che secondo la ricostruzione degli inquirenti si sarebbe avvalsa dell’apporto del sottogruppo Solla-Concilio, avrebbe poi preteso 400 euro tra volte l’anno anche da una risto-pescheria situata nel comune vesuviano. In questo caso il tentativo di estorsione era stato motivato dal clan come «un regalo per i carcerati». Giusto per chiarire al commerciante chi fossero le persone che si stava trovando davanti.

Il 31 maggio 2023 invece l’indagato Vincenzo Cilindro si sarebbe presentato dal titolare di un’azienda edile impegnata in un grosso cantiere pretendendo la consegna di un’importante somma di denaro: «C’è un ragazzo - le parole rivolte alla vittima - nelle palazzine di Caravita nuovo guappo della zona soprannominato “serpe”, il quale mi ha riferito di dirti che pretende 5.000 euro per il lavoro di ristrutturazione che stai eseguendo a Cercola».

E ancora: «È una persona spietata e non ha pietà di nessuno, è sempre armato ed entro sabato dobbiamo esaudire tale richiesta». La scalata di Baldassarre, già coinvolto in altre inchieste, è però giunta presto al capolinea.

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