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Decapitato il clan Mazzarella

Azzerati i gruppi attivi a San Giovanni, al rione Sant’Alfonso e ai Decumani

Decapitato il clan Mazzarella

Un clan cresciuto gradualmente con poche interruzioni negli anni, occupando militarmente la maggior parte del centro di Napoli. Ecco perché l’inchiesta della Dda, culminata in 25 misure cautelari, è doppiamente importante: la cosca retta da Michele Mazzarella e poi da Luciano Barattolo, suo cugino, con l’appoggio di Giuseppe Del Prete per Forcella, aveva il controllo degli affari illeciti di più quartieri e poteva contare sull’aiuto di gruppi satelliti. Si riorganizzerà sicuramente, ma ci vorrà tempo perché è stata decapitata. Le accuse per gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva), a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio, alla ricettazione fino alla detenzione di armi clandestine e detenzione e porto abusivo di armi da sparo.

L’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, è durata un anno e mezzo circa: dal 2022 alla fine del 2024 e ha permesso di ricostruire una serie impressionante di reati tra cui l’estorsione a un cantiere edile, alla vendita di droga con la tecnica del delivery, al “pizzo” sullo spaccio, alle scorribande armate, al controllo militare nelle zone d’influenza: nel rione Luzzatti attraverso Cristian Nunziata “’o castagnaro”; a San Giovanni a Carbonara attraverso Pasquale, Eduardo e Giuseppe Buonerba, i “capelloni”; a Forcella e alla Maddalena con a capo Giuseppe Del Prete; al “Connolo”, a Poggioreale, con referenti le famiglie Barattolo e Galiero.

Le indagini, affidate ai poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso), si sono avvalse di tecniche all’avanguardia per le intercettazioni telefoniche e ambientali, scoprendo anche un autolavaggio, gestito da alcuni degli indagati, utilizzato dal clan come base logistica per stabilire contatti con gli acquirenti e per la conseguente vendita di sostanze stupefacenti, oltre a un immobile destinato allo stoccaggio e confezionamento della droga.

L’inchiesta è partita da un episodio particolare, avvenuto il 25 luglio 2022. Quel giorno, dopo un corteo composto da 9 persone su 5 veicoli, fu aggredito violentemente un imprenditore nella sua abitazione e a farlo, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero stati Cristian Nunziata, Salvatore Di Caprio, Giuseppe Esposito, Raffaele Anastasio, Mauro Cirullo e Vincenzo Terracciano. Da allora gli accertamenti hanno ricostruito l’ultimo organigramma del clan Mazzarella: un esercito uguale e contrario all’Alleanza di Secondigliano, a dimostrazione della perdurante esistenza di due blocchi. Ulteriore elemento a sostegno dell’impianto accusatorio è l’uso della cassa comune del clan per investimenti e per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie.

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