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11 Luglio 2025 - 09:13
Un clan cresciuto gradualmente con poche interruzioni negli anni, occupando militarmente la maggior parte del centro di Napoli. Ecco perché l’inchiesta della Dda, culminata in 25 misure cautelari, è doppiamente importante: la cosca retta da Michele Mazzarella e poi da Luciano Barattolo, suo cugino, con l’appoggio di Giuseppe Del Prete per Forcella, aveva il controllo degli affari illeciti di più quartieri e poteva contare sull’aiuto di gruppi satelliti. Si riorganizzerà sicuramente, ma ci vorrà tempo perché è stata decapitata. Le accuse per gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva), a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio, alla ricettazione fino alla detenzione di armi clandestine e detenzione e porto abusivo di armi da sparo.
L’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, è durata un anno e mezzo circa: dal 2022 alla fine del 2024 e ha permesso di ricostruire una serie impressionante di reati tra cui l’estorsione a un cantiere edile, alla vendita di droga con la tecnica del delivery, al “pizzo” sullo spaccio, alle scorribande armate, al controllo militare nelle zone d’influenza: nel rione Luzzatti attraverso Cristian Nunziata “’o castagnaro”; a San Giovanni a Carbonara attraverso Pasquale, Eduardo e Giuseppe Buonerba, i “capelloni”; a Forcella e alla Maddalena con a capo Giuseppe Del Prete; al “Connolo”, a Poggioreale, con referenti le famiglie Barattolo e Galiero.
Le indagini, affidate ai poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Giuseppe Sasso), si sono avvalse di tecniche all’avanguardia per le intercettazioni telefoniche e ambientali, scoprendo anche un autolavaggio, gestito da alcuni degli indagati, utilizzato dal clan come base logistica per stabilire contatti con gli acquirenti e per la conseguente vendita di sostanze stupefacenti, oltre a un immobile destinato allo stoccaggio e confezionamento della droga.
L’inchiesta è partita da un episodio particolare, avvenuto il 25 luglio 2022. Quel giorno, dopo un corteo composto da 9 persone su 5 veicoli, fu aggredito violentemente un imprenditore nella sua abitazione e a farlo, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero stati Cristian Nunziata, Salvatore Di Caprio, Giuseppe Esposito, Raffaele Anastasio, Mauro Cirullo e Vincenzo Terracciano. Da allora gli accertamenti hanno ricostruito l’ultimo organigramma del clan Mazzarella: un esercito uguale e contrario all’Alleanza di Secondigliano, a dimostrazione della perdurante esistenza di due blocchi. Ulteriore elemento a sostegno dell’impianto accusatorio è l’uso della cassa comune del clan per investimenti e per il mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie.
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