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12 Luglio 2025 - 09:55
NAPOLI. Partirono dal centro storico in 18, in sella a nove scooter, per raggiungere i Quartieri Spagnoli. Una dimostrazione di forza camorristica senza precedenti messa in atto il 27 giugno 2023 dal clan Mazzarella, capeggiata dal reggente Luciano Barattolo, cugino di Michele Mazzarella e nipote del defunto boss Vincenzo Mazzarela. Con una particolarità che conteneva un messaggio per tutti i malavitosi della città: l’unità della cosca, tant’è vero che alla scorribanda senz’armi, almeno da quanto emerso dalle immagini della videosorveglianza, presero parte affiliati di tutti i gruppi della federazione.
Obiettivo, riuscito: un incontro a casa di Pietro Savio (figlio del boss Mario “’o bellillo”) con Barattolo. Gli altri dovevano fare scena: nei vicoli di Montecalvario per giorni non si parlò d’altro che del corte di motociclette. Nell’ordinanza di custodia cautelare che ha inflitto l’altro ieri un duro colpo ai Mazzarella, gli inquirenti (procura antimafia) e gli investigatori (Squadra mobile della questura di Napoli) ricostruiscono la vicenda partendo dall’identificazione dei partecipanti alla scorribanda: Luciano Barattolo, in testa al corteo, Cristian Nunziata, Gaetano Galiero, Fabio Annunziata detto “Masaniello”, provenienti dalla zona del “Connolo” e del rione Luzzatti di Poggioreale; Antonio Bonavolta detto “Scensore”; Pasquale Buonerba e Salvatore Di Caprio della zona di via Carbonara; Vincenzo Caldarelli “Lulù”, esponente di spicco del clan delle Case Nuove; Antonio Cozzolino soprannominato “Tonino 38”, genero del ras Salvatore D’Amico “o’ pirata” di san Giovanni a Teduccio; Gianluca Di Paola, anch’egli di Napoli est; Emanuele Di Clemente e Ciro Di Clemente del quartiere Mercato; Salvatore e Rosario Martinelli dei Tribunali; Rosario Ciro Mazio di Forcella; Giovanni Esposito, Stefano Capuano e Francesco Trapani.
Oltre che dal vaglio delle immagini delle telecamere, gli investigatori della sezione “Criminalità organizzata” della Mobile di Napoli (coordinata dal vice questore Giuseppe Sasso) hanno ricostruito il percorso e il motivo dello spostamento in massa degli affiliati al clan Mazzarella grazie a un’intercettazione a carico di Eduardo Buonerba. Il quale commentando la vicenda con il fratello Pasquale, sottolineava il rischio di un’incursione del genere ai Quartieri Spagnoli. Addirittura emergerebbe che lo stesso Pietro Savio inizialmente non voleva far entrare in casa Luciano Barattolo in quanto in quel periodo era agli arresti domiciliari con il divieto di incontrare altre persone al di fuori dei familiari conviventi, se non dietro autorizzazione del magistrato. Intervennero, sempre secondo quanto verrebbe fuori dalla chiacchierata tra i Buonerba, i Martinelli che favorirono l’incontro. Pochi giorni dopo il figlio di “’o’ bellillo” tornò libero. Per tutte le persone coinvolte nell’inchiesta va sottolineata la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. Per la scorribanda non sono emersi profili di rilevanza penale.
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