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Ucciso per una faida familiare, condannato il padre del killer

Delitto Artiano, passa la linea del pm: Gianluca Muro incassa 10 anni e 6 mesi

Ucciso per una faida familiare, condannato il padre del killer

NAPOLI. Regolamento di conti nel sangue al rione Traiano, un nuovo verdetto fa luce sul tragico omicidio di Antonio Artiano, assassinato il 10 novembre 2022 all’apice di una furibonda lite familiare scoppiata per questioni sentimentali. Dopo la condanna a 16 anni di carcere già incassata dall’esecutore materiale del delitto, Pasquale Muro, ieri mattina è arrivata la stangata anche per il padre del presunto killer. Il gup De Bellis, dando ampio accoglimento alla linea della Procura, ha inflitto a Gianluca Muro 10 anni e 6 mesi di reclusione, un anno e mezzo in meno rispetto a quanto chiesto dal pubblico ministero al termine della requisitoria tenuta a inizio aprile.

A marzo scorso, a pochi giorni di distanza dalla sentenza che ha visto l’esecutore materiale del delitto, Pasquale Muro, condannato a 16 anni il gip Valentina Gallo aveva rigettato la richiesta di archiviazione e disposto che il pm formulasse l’imputazione nei confronti di Gianluca Muro, il padre del killer, che fino a quel momento si era sempre professato innocente. Altri quattro parenti (Giuseppe Muro, Pasquale Grande, Tommaso Grande e Luciano Ivone) sono stati invece iscritti nel registro delle notizie di reato, ma la loro posizione è stata archiviata nelle scorse settimane.

Il 10 novembre 2022 Anthony Artiano fu ferito da un colpo di pistola, morendo in un letto di ospedale sei giorni più tardi. L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito di uno scontro tra le due famiglie di Soccavo che non accettavano la relazione tra il giovane ucciso e la figlia di Muro. I parenti di quest’ultima lamentavano un presunto atteggiamento violento da parte del ventenne.

Quella sera, però, il confronto degenerò in un tragico spargimento di sangue. Il padre del killer avrebbe avuto un ruolo nel delitto, circostanza che sarebbe emersa fin dalle prime battute dell’indagine grazie alle testimonianze dei parenti della vittima, ma anche ad alcune intercettazioni. Uno dei familiari di Artiano aveva infatti riferito: «Quando Gianluca ha perso quest’arma, mia cognata l’ha presa e gliel’ha messa in mano a mio cognato. Mio cognato ha sparato non so quanti colpi in aria per spaventarli, credo. Una volta fatto questo, loro l’hanno bloccato a terra, Gianluca Muro lo manteneva con un ginocchio sul petto e gli manteneva le mani, Tommaso Grande gli manteneva i piede e il nonno anche manteneva mio cognato a terra».

La sorella della vittima aveva invece raccontato: «Vidi che Gianluca Muro si mise addosso a mio fratello, io mi scaraventai addosso a lui e poi vidi la botta finale che Pasqualino Muro gli diede in testa a mio fratello e disse “mo ce ne putimm’ je”». Una vera e propria esecuzione, stando a quanto emerso all’epoca dalla indagini, dai contorni che finalmente sembrano essere stati chiariti. Pasquale Muro, l’esecutore materiale, sarebbe stato aiutato dal parente prima di premere il grilletto contro il figlio del ras Giovanni Artiano, in passato legato ai Grimaldi-Scognamillo di Soccavo.

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