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l'inchiesta
20 Luglio 2025 - 09:19
NAPOLI. Maxi-evasione dell’Iva, l’inchiesta che ha fatto luce sui nuovi affari del clan Nuvoletta subisce una picconata destinata ad avere un impatto importante sul prosieguo dell’iter giudiziario. A tre settimane dal blitz che, con un undici arresti, aveva inflitto un duro colpo alla cosca maranese è il primo scossone. Il tribunale del Riesame di Milano ha infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il ras Lorenzo Nuvoletta, accogliendo le argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Luca Gili.
Nuvoletta, 44 anni, insieme ad altre persone era accusato tra l’altro di associazione per delinquere a carattere transnazionale dedita al lavaggio dell’Iva intracomunitaria, al riciclaggio, al reimpiego ed all’autoriciclaggio dei relativi proventi, con l’aggravante del metodo e della finalità di agevolazione dell’associazione camorristica. L’inchiesta era la prosecuzione delle attività d’indagine che, il 14 novembre scorso, portò a 47 arresti contro un’organizzazione operativa in Italia, Spagna, in Svizzera, Singapore ed Emirati Arabi Uniti.
Allora fu disposto un sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore superiore ai 650 milioni di euro. Secondo gli inquirenti il clan Nuvoletta si spartiva il business delle false fatturazioni con un’altra storica cosca della camorra, i Licciardi della Masseria Cardone. «Il cinquanta percento è il nostro... e il cinquanta percento è loro», si sente in una intercettazione. Lorenzo Nuvoletta resta ad ogni modo ancora in carcere per un’ accusa di estorsione aggravata per la quale è già stato condannato. Secondo gli inquirenti il clan Nuvoletta si spartiva il business delle false fatturazioni con un’altra storica cosca napoletana, i Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano. «Mo ‘stanno gli ex parenti tuoi... poi stanno questi di qua... e la Masseria e adesso ci sarà all’incontro! Se vieni domani, perché l’incontro è domani sera», si ascoltava in un’intercettazioni. «Le conversazioni riportate scriveva il gip nel provvedimento cautelare hanno inequivocabilmente disvelato come il business delle false fatturazioni fosse gestito dai sodali nell’interesse (anche) dei fratelli Giovanni e Lorenzo Nuvoletta ai quali si doveva puntualmente rendere conto». «Lui mi ha detto comunque che deve riferire sopra... deve dire tutto quello che guadagno io», diceva uno degli indagati.
Nonostante la detenzione, Lorenzo Nuvoletta veniva costantemente informato dunque. In quella circostanza si era reso irreperibile un cittadino belga ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale. L’uomo era finito in manette dopo sei mesi di latitanza, lo scorso 26 maggio, all’aeroporto di Milano Malpensa dopo essere arrivato con un volo dall’Albania. L’attività degli investigatori non si è però fermata e, grazie all’analisi del materiale documentale e dei dispositivi elettronici e informatici sequestrati e alle dichiarazioni di alcuni indagati, è stato possibile confermare il quadro accusatorio e svelare i rapporti tra i Nuvoletta e Di Lauro.
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