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21 Luglio 2025 - 08:52
NAPOLI. In quello che, atti di indagine alla mano, era ed è ancora adesso il clan più potente di Napoli qualcosa sembra essersi incrinato. Dopo il fermo del boss Michele Mazzarella e il successivo passaggio di “consegne”, con la reggenza della cosca affidata al cugino Luciano Barattolo, alcuni degli storici sottogruppi sarebbero stati in procinto di prendere le distanze. Una sorta di scissione “soft”, che emerge a chiare lettere dall’inchiesta che pochi giorni fa ha portato all’esecuzione di oltre venti arresti, decapitando l’attuale ponte di comando del clan con base tra San Giovanni a Teduccio, il Mercato, Poggioreale, Porta Capuana e Forcella.
A entrare in rotta di collisione con Barattolo sarebbe stato in particolare il gruppo Buonerba, conosciuto anche come clan dei “capelloni”, fino ad alcuni anni fa impegnato in una sanguinosissima faida con i rivali del gruppo Sibillo. Da alcune intercettazioni eseguite nel 2023 emergevano anche «gli attriti tra Barattolo e i Caldarelli in relazione alle quote pretese dal primo per i proventi illeciti derivanti dal mercato della Maddalena. Eduardo Buonerba sosteneva di essersi confrontato con Umberto Caldarelli, con il quale aveva convenuto che di lui non ci si poteva fidare». E ancora: «Buonerba e il cognato Salvatore Di Caprio, proprio per i conflitti con Barattolo e i suoi più stretti collaboratori, ipotizzavano di separarsi definitivamente dal clan Mazzarella non appena Giuseppe Buonerba fosse uscito dal carcere».
Eduardo Buonerba esprimeva con la moglie la propria sfiducia sulle capacità di Barattolo di risolvere i problemi: «Questo è uno sporco», affermava. Il 18 luglio 2023 la tensione è alle stelle. Il capozona di via Oronzio Costa, storica piazza di spaccio a ridotto di Castel Capuano e roccaforte dei “Capelloni”, sembra aver ormai perso la pazienza: «Oggi no diceva Eduardo Buonerba a Di Caprio Se io attualmente devo menare una “botta” per andarmi a fare altri trent’anni di carcere senza manco una lire, no, non ne vale propria la pena... Quando esce lui, uno mette una linea a terra, si fa un’imbasciata, si mette una linea a terra e vediamo».
In un successivo passaggio che vede invece protagonisti Buonerba e la moglie, il primo commenda un sparatoria che avrebbe visto protagonista Vincenzo Quintiliano, nipote della donna, autore di una stesa al Borgo Sant’Antonio Abate, feudo del rivale clan Contini. La coppia, ignara di essere intercettata, appariva piuttosto preoccupata per il fatto che della questione fosse stato investito il reggente Luciano Barattolo, con il quale non si poteva avere a che fare: «Sì ma... non hai capito qual è la cosa... fallo con tutti quanti al di fuori di Lucianiello, che questo è uno sporco!».
Ad allarmare la coppia era soprattutto il fatto che, proprio in quel periodo, fosse tornato libero il boss Nicola Rullo, esponente di spicco dei Contini, e quella sparatoria non concordata avrebbe potuto innescare un’escalation dagli esiti potenzialmente imprevedibili. La retata di inizio mese ha però evitato ogni rischio.
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