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Camorra
24 Luglio 2025 - 08:15
_ Nel riquadro il capoclan detenuto Antonio Angelino, conosciuto negli ambienti criminali come “Tibiuccio”
NAPOLI. I pentiti non convincono fino in fondo e per il presunto reggente del clan Angelino-Gallo di Caivano le accuse che avevano portato al suo arresto subiscono una dura picconata. Roberto Alfio Maugeri, in passato già accostato al clan Sasso di Afragola, era stato fermato l’1 luglio con l’accusa di essere stato tra, giugno e novembre 2023, il referente territoriale del boss Antonio Angelino “Tibiuccio” insieme a Giovanni Barra “’o pazz”, neo pentito che ha intrapreso il percorso di collaborazione il giorno dell’interrogatorio di garanzia.
A carico di Maugeri, oltre all’accusa di associazione mafiosa, c’erano quattordici capi di imputazioni relativi a ben ventisette episodi estorsivi. Nonostante ci fossero in atti anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che ne cristallizzavano il ruolo di reggente e referente di Antonio Angelino durante il periodo di latitanza di quest’ultimo, tra i quali Raffaele Bervicato, Domenico Bervicato, Domenico Esposito, Luigi Migliozzi, Vincenzo Marra e anche del coindagato Barra ed una mole importante di intercettazioni telefoniche, il tribunale del Riesame, accogliendo le argomentazioni difensive dell’avvocato Dario Carmine Procentese che assiste Maugeri, ha annullato per assenza dei gravi indizi di colpevolezza l’ordinanza di custodia cautelare in relazione ai quattordici delitti riferibili a ventisette estorsioni riconducibili, secondo la ricostruzione della Dda, proprio a Maugeri, disponendo la formale scarcerazione dell’indagato in ordine alle ipotesi di reato oggetto di annullamento.
Il tribunale del Riesame, ottava sezione, ha invece confermato la misura cautelare relativamente al capo di imputazione relativo al 416 bis in ragione anche delle dichiarazioni rilasciate dal neo pentito Giovanni Barra “’o pazz”, il quale con il proprio contribuito dichiarativo ha consentito il ritrovamento di armi, l’individuazioni di sistemi elettronici per l’occultamento di armi e droga ed anche la somma di tre milioni di euro ed orologi per il valore di 120.000 euro.
Erano inseriti in una lista tramandata da clan a clan, gli imprenditori di Caivano risultati essere vittime di estorsioni per mano dei due indagati, che hanno ricoperto il ruolo di reggenti nel clan Angelino-Gallo, arrestati a inizio mese dai carabinieri per associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata. A scoprirlo erano stati i militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Dda partenopea.
Dall’inchiesta erano emersi diversi episodi estorsivi, ventisette per la precisione. Le misure cautelari in carcere erano così state notificate a Giovanni Barra, detto “’o pazz” ma anche “’o scucciato”, 39 anni, e a Roberto Alfio Maugeri, 33 anni, ritenuti stretti collaboratori del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, che avevano assunto la guida dell’organizzazione camorristica che aveva soppiantato i Sautto-Ciccarelli nel periodo in cui il capo era irreperibile in quanto destinatario di un arresto e datosi di conseguenza alla macchia.
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