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Il caso
24 Luglio 2025 - 17:02
Appena spente le luci dell’inaugurazione ufficiale della sede del progetto Resta, arriva una notizia che getta ombre sul suo futuro: l’iniziativa, nata per durare 36 mesi come previsto dalla gara iniziale, rischia ora di essere interrotta prematuramente.
Una prospettiva che preoccupa profondamente le operatrici e gli operatori coinvolti, non tanto – o non solo – per il proprio futuro professionale, ma per l’interruzione brusca di un progetto che, in poche settimane, ha già dato risposte concrete e urgenti al territorio.
«Stavamo crescendo con ritmo geometrico, offrendo ascolto, protezione e orientamento a chi vive in condizioni di estrema fragilità» spiega Vincenzo Caiazzo CdA Arci Mediterraneo.
A sollevare interrogativi sulle cause della possibile chiusura è Shana Succoia, direttrice tecnica di Arci Mediterraneo: «Ci chiediamo se questa decisione sia legata alle intimidazioni che stiamo ricevendo dal Comitato Taverna del Ferro, soggetto partner dell’Ats che ha perso la gara tre anni fa e che da allora ci intima di rinunciare, nel tentativo di favorire uno scorrimento a proprio vantaggio».
Non è il primo ostacolo lungo il percorso: il progetto Resta è partito con anni di ritardo, per ragioni mai chiarite dalla macchina comunale.
Chiara e ferma la posizione di Antonello Sannino, segretario generale di Arci Napoli: «Nessun passo indietro di fronte a ricatti e intimidazioni. Difenderemo con assoluta determinazione la continuità del progetto, per il bene del quartiere e di tutta la città. Il nostro impegno è da sempre per la legalità e per dare voce a chi non ne ha: saremo sempre al fianco dei più fragili, di coloro che non urlano ma chiedono protezione, diritti e dignità. Coerenti con i nostri principi di trasparenza e legalità, con spirito costruttivo e dialogante, ma fermo e deciso, abbiamo chiesto un incontro urgentissimo con il Sindaco».
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