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Il giallo

Dj Godzi morto a Ibiza, il nodo delle due perizie

Il corpo non sarà cremato a Ibiza. Chiesto il rientro della salma in Italia

Dj Godzi morto a Ibiza, il nodo delle due perizie

Michele Noschese, il noto dj napoletano “Godzi" è morto a Ibiza a 35 anni

NAPOLI. Una potenziale svolta nelle indagini sulla morte di Michele Noschese, il 35enne dj napoletano conosciuto come dj Godzi, deceduto una settimana fa a Ibiza. Secondo quanto riferito da indiscrezioni, i recenti esami medico-legali supplementari, richiesti dalla famiglia e compiuti alla presenza del perito di parte, il medico legale Juan Luis Poncela, avrebbero evidenziato la presenza di sette costole e di entrambe le clavicole fratturate. Giuseppe Noschese, il padre del dj e medico ortopedico, ex primario del Trauma Center dell'ospedale Cardarelli, ha commentato la notizia con cautela.

«Sto leggendo sulla stampa queste informazioni, di cui mi riservo di avere contezza», ha dichiarato da Ibiza, dove si trova per seguire la vicenda. «Sto andando in clinica a prendere il referto. Se queste informazioni sono confermate, ovviamente l'intera situazione prende una piega diversa», ha aggiunto.

Le fratture rilevate e la controversia sull'autopsia iniziale

I risultati preliminari dei nuovi accertamenti (una Tac body e una Risonanza Magnetica body), terminati nella notte, indicherebbero che «le fratture della gabbia toracica anteriore (costole e sternale) di entrambe le clavicole devono essere valutate nel contesto attuale, dopo l'esecuzione dell'autopsia».

Questo riferimento è al primo esame autoptico compiuto sulla salma, che, a detta del padre, era stato effettuato in maniera «frettolosa» e non aveva evidenziato segni di percosse, portando inizialmente a confermare l'operato della Guardia Civil come corretto. Ora, i nuovi esiti potrebbero potenzialmente ribaltare la direzione delle indagini.

A conferma della gravità della situazione e della necessità di ulteriori approfondimenti, la cremazione della salma, inizialmente prevista per ieri, è stata rinviata perché il magistrato non ha ancora firmato la liberazione. Di conseguenza, Giuseppe Noschese ha posticipato il suo rientro a Napoli.

Le testimonianze e i dubbi della famiglia

Mentre si attendono i referti ufficiali e definitivi, gli accertamenti proseguono. Ieri è stato interrogato Raffaele Ricco, il migliore amico di Michele, che ha confermato alla Guardia Civil quanto già dichiarato: «Lo hanno ammanettato a mani e piedi, ansimava. L'ho visto esalare l'ultimo respiro».

Questa testimonianza si scontra con la ricostruzione iniziale della Guardia Civil, che aveva attribuito il decesso a un malore dovuto alla «continua assunzione di droga», tesi basata sui risultati tossicologici provvisori dell'autopsia. Il padre di Michele, tuttavia, contesta fermamente l'ipotesi dell'uso abituale di stupefacenti da parte del figlio.

«Mio figlio consumatore abituale di stupefacenti? E come fa a dirlo la Guardia Civil? Lui era uno sportivo, è sempre stato in buona salute. Voglio vedere le denunce a carico di mio figlio al riguardo», ha replicato, aggiungendo che non esistono neanche denunce di aggressioni, sia riguardo all'anziano vicino che alla ragazza sudamericana che si trovava in casa con Michele e che è scappata. «Michele non era fidanzato, ma quella sera era in dolce compagnia», ha specificato il padre.

Le ultime ore di Michele

Video girati sabato mattina da alcuni testimoni mostrano Michele aggredire l'anziano vicino, Xavier, afferrandolo alle spalle. La Guardia Civil era intervenuta nel complesso residenziale di Roca Llisa, a Santa Eulalia, dopo diverse segnalazioni al 112 per «gravi alterchi e colluttazioni» in un'abitazione.

Molti residenti hanno visto la ragazza, ospite di Noschese da tre giorni, fuggire scavalcando un balcone e rifugiandosi nell'appartamento accanto. Sembra che, in precedenza, Michele avesse avuto anche una «violenta discussione con due individui» a casa sua. Intanto la famiglia ha formalmente rinunciato alla richiesta di cremazione in Spagna e ha chiesto di riportare il corpo in Italia.

In un'istanza al giudice istruttore si sollecita con carattere d'urgenza l'autorizzazione al trasferimento della salma a Roma, dove avverrà la cremazione, alla presenza di tutta la famiglia. La decisione, alla luce di «nuove circostanze personali e familiari».

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