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TRAGEDIA SUL LAVORO

Operai morti, ecco i primi incarichi

La figlia di Vincenzo Del Grosso: «Mio padre aveva paura, sapeva che il lavoro era pericoloso»

Operai morti a Napoli, in due lavoravano “in nero". Ci sono quattro indagati

NAPOLI. La Procura di Napoli affiderà oggi gli incarichi ai consulenti tecnici e medici per l’effettuazione delle autopsie.

L’attenzione è concentrata sull’amministratore di condominio, il coordinatore della sicurezza, il titolare della ditta per la quale lavoravano gli operai e quello della società che ha noleggiato all’impresa la verticale che si è rotta provocando la morte di Vincenzo Del Grosso, 53 anni, napoletano di via Duomo; Ciro Pierro, 61, di Calvizzano, e Luigi Romano, 66, di Arzano, operai della ditta Pietroluongo Vincenzo, precipitati da un’altezza di venti metri mentre erano impegnati in lavori di manutenzione in un palazzo di sette piani ad angolo tra via Domenico Fontana via San Giacomo dei Capri al Rione Alto: erano su un cestello, che sarebbe stato noleggiato, che si è capovolto facendoli precipitare.

Saranno effettuate le autopsie, dopodiché le salme saranno liberate per consentire lo svolgimento dei funerali.Ad Arzano e Calvizzano, città di due delle tre vittime, sarà proclamato il lutto cittadino per il giorno delle esequie. Secondo le prime risultanze investigative, solo Pierro sarebbe stato in regola come posizione lavorativa. Inoltre, pare che le vittime non avessero le imbracature di sicurezza e non sarebbero stati nemmeno trovati i caschi protettivi. L’ipotesi investigativa è quella omicidio plurimo colposo.

Al centro delle indagini c’è essenzialmente il rispetto delle normative di sicurezza: tra le ipotesi, quella che il cestello avrebbe ceduto per il peso eccessivo dovuta alla presenza contemporanea dei tre operai e di un rotolo di bitume e il cestello si sarebbe capovolto.

Intanto, al Tg3 la figlia di Vincenzo Del Grosso, Manila, che con la famiglia è assistita dall’avvocato Gianluca Zanfardino, tra le lacrime racconta che il padre «aveva paura perché sapeva di fare un lavoro pericoloso. Ma lo faceva per portare il pane a casa. L’ultima vola che l’ho sentito mi ha detto che ci saremmo visti la sera, poi nulla più. Mi hanno telefonato per dire che era morto». Vincenzo non era stabilizzato lavorativamente.

«Ha avuto una vita di sofferenza ma si arrangiava e avrebbe dovuto essere messo in regola» dice la figlia.

Il tutto mentre il consigliere regionale del Pd Massimiliano Manfredi sottolinea che «subito dopo la tragica scomparsa dei tre operai a Napoli ho avuto un confronto diretto con l’assessore alle Attività produttive della Regione Campania, Antonio Marchiello, per un’attenta valutazione delle azioni da intraprendere. Grazie alla modifica sulla legge in materia di sicurezza sul lavoro, votata all’unanimità e proposta dal gruppo consiliare Pd, dopo un lavoro sinergico con i sindacati, valuteremo già da domani se sussistono le condizioni per mettere in campo le azioni volte alla costituzione di parte civile della Regione Campania nei processi a carico dei responsabili di questa ennesima assurda tragedia».

E ancora: «È giusto che ci ha sbagliato paghi, che chi porta sulla coscienza la morte di tre vite e il dolore inconsolabile delle famiglie, venga affidato alla giustizia, soprattutto se saranno confermate mancanze e azioni recidive da parte del titolare della ditta, già condannato per reati simili».

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