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Camorra
30 Luglio 2025 - 09:00
Nei riquadri Debora Amato, Monica Amato, Enrico Bocchetti, Carlo Calzone e Pasquale Furiano
NAPOLI. Con i capi storici da tempo immemore detenuti, in molti casi anche al 41 bis, avevano deciso di provare a dare nuovo slancio al clan che nei primi anni Duemila ha insanguinato le strade di tutta la periferia nord di Napoli. Sotto la guida di Debora Amato, figlia della ras Rosaria Pagano, il cartello degli Scissionisti era così tornato a dettare legge tra Secondigliano, Scampia, Melito e Mugnano. Una strategia del terrore concretizzatasi soprattutto a suon di estorsioni.
Decapitata dal colossale blitz che a dicembre ha portato all’esecuzione di oltre cinquanta arresti, la nuova cupola del clan Amato-Pagano si avvia adesso a passo spedito verso il rinvio a giudizio. Accogliendo la richiesta del pm della Dda Giuliano Caputo, il gip Federica Villano ha fissato l’udienza preliminare per Debora Amato e altri 57 imputati per il prossimo 22 settembre. Una tappa che farà, con tutta probabilità, al successivo rinvio a giudizio.
Toccherà poi al nutrito collegio difensivo (composto tra gli altri dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Luigi Poziello, Rocco Maria Spina, Antonio Rizzo, Luigi Senese e Gandolfo Geraci) intavolare la migliore strategia da portare avanti in aula. Gran parte degli imputati dovrebbe comunque - salvo colpi di scena - optare per il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di condanna.
Sul tavolo restano intanto le pesanti accuse da cui i 58 neo imputati dovranno difendersi. Nel direttorio del clan, oltre a Debora Amato, c’erano Gennaro Liguori (marito della nipote di Raffaele Amato del ’65); Enrico Bocchetti ed Emanuele Cicalese e Domenico Romano (marito di Debora Amato). «Mò babbo ti porta a fare un’estorsione».
Era questa la frase choc, sia pur pronunciata per scherzo, emersa nel corso dell’inchiesta sul clan Amato-Pagano che a dicembre ha portato all’esecuzione di ben 53 arresti. Uno degli indagati si rivolgeva così alla figlia minorenne, incontrata per strada insieme alla compagna dell’uomo.
Un apprendistato criminale secondo gli inquirenti, da parte di un clan storico diventato moderno. Come dimostra l’uso di TikTok, dove si ostenta la ricchezza accumulata con attività illecite. L’indagine, condotta dalla Dia di Napoli, aveva mostrato come il clan, dopo gli arresti dei capi storici, si fosse riorganizzato sotto l’egida delle sorelle Debora Amato e Monica Amato, figlie di Rosaria Pagano e del defunto Pietro Amato.
Oltre ai tradizionali traffici di droga, business principale della storica cosca con basi a Melito, Mugnano e Arzano, c’era però di più. Gli inquirenti hanno ricostruito l’attività di controllo delle aste giudiziarie, l’aggressione ai bonus fiscali, il racket spiegato dai maggiorenni ai minorenni: cosa dire e quando parlare in una specie di università del crimine organizzato. Importante era taglieggiare, incutere timore e portare a casa i soldi del “pizzo”. Tra gli episodi più raccapriccianti quello di un padre che proponeva scherzosamente alla bimba di portarla con sé mentre compiva un’estorsione.
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