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Camorra

Scarcerato il ras del clan Mallardo

Sulla testa del capozona pende però ancora una condanna a 10 anni non definitiva. Fuori pure lady Olimpio

Scarcerato il ras del clan Mallardo

Nel riquadro il presunto ras dei Mallardo Biagio Vallefuoco, alias “Biasone”

NAPOLI. Clan Mallardo, arriva la scarcerazione di “Biasone” e della moglie del “bumbularo”. La Corte di appello di Napoli ha scarcerato il presunto ras Biagio Vallefuoco, alias “Biasone”, condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa in qualità di partecipe del clan Mallardo, con il ruolo di referente del clan per la fascia costiera del comune di Giugliano in Campania.

Oltre a Vallefuoco, difeso di fiducia dall’avvocato Luigi Poziello, ha lasciato il carcere anche Lyudmila Pylypenko, moglie del ras del clan Mallardo Michele Olimpio (condannata anche lei per associazione mafiosa) difesa dall’avvocato Giuliano Russo.

La decisione è arrivata dopo l’annullamento della sentenza della Corte di appello di Napoli disposto dalla Suprema Corte di Cassazione, sesta sezione penale, che accogliendo il ricorso dell’avvocato Luigi Poziello e dell’avvocato Giuliano Russo, aveva annullato la sentenza della Corte di appello di Napoli, ordinando la celebrazione di un nuovo giudizio di appello nei confronti degli imputati. Alla sbarra c’erano 23 imputati, tra presunti elementi di vertice e gregari.

Lunga la lista dei reati contestati, tutti aggravati dal metodo mafioso: estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Il nome di Vallefuoco era tra l’altro balzato nuovamente alla ribalta della cronaca a novembre scorso, quando un provvedimento di fermo ha portato alla cattura di Biagio Micillo, quale referente del clan Mallardo; Domenico Chiariello, Giulio Maisto e Antonio Miraglia quali partecipi.

Il giudice aveva però respinto la richiesta di misura cautelare, per mancanza dei gravi indizi indispensabili, per Ciro Agalbato, Nicola Arena, Carmine Palumbo e Francesco Cesaro. Ugualmente rigettata la custodia cautelare, ma per un’altra motivazione, avanzata per Davide Barbato; Domenico Di Nardo, Michele Di Nardo, Carmine Maione, Antonio Mallardo, Gennaro Maraniello, Giuseppe Mele, Angelo Pirozzi, Antonio Russo e Biagio Vallefuoco.

Per questi ultimi il gip aveva ritenuto che fossero scaduti i termini massimi di fase per la custodia cautelare. In particolare, uno degli indagati, Micillo, avrebbe avuto il ruolo di referente dell’organizzazione criminale, con poteri direttivi e decisionali circa le strategie da adottare; un altro indagato avrebbe agito quale persona di fiducia di uno dei reggenti del clan, con il compito di organizzare incontri e riunioni; gli altri due con compiti esecutivi delle attività illecite da eseguire.

Le indagini sul clan Mallardo avevano ricevuto nuova linfa dalle intercettazioni ambientali acquisite grazie a una microspia piazzata in un’autovettura all’indomani della scarcerazione di Michele Di Nardo, avvenuta il 12 ottobre 2021, e nei luoghi di incontro degli esponenti del clan.

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