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Il caso

Zone rosse, Napoli riaccende il dibattito

La sentenza del Tar Campania apre nuovi scenari: Milano convalida le aree sotto controllo, Bologna pronta a seguire le orme del capoluogo partenopeo

Zone rosse, Napoli riaccende il dibattito

NAPOLI. Una spaccatura netta emerge tra i Tribunali Amministrativi Regionali italiani riguardo la legittimità delle cosiddette "zone rosse", aree urbane con divieti di stazionamento per motivi di sicurezza e controlli speciali delle forze dell’ordine.

Mentre a Napoli il Tar ha annullato le ordinanze prefettizie, giudicandole illegittime, a Milano i giudici hanno dato il via libera, almeno per ora. Questo dualismo riaccende il dibattito sulla temporaneità dei provvedimenti urgenti e sulla natura della sicurezza nelle grandi città.

Napoli: la "temporaneità" divenuta "perdurante"

A Napoli, il Tar della Campania ha accolto i ricorsi, bocciando le "zone rosse" istituite mesi addietro. La motivazione principale risiede nella proroga dei divieti, inizialmente previsti per soli tre mesi (da dicembre a marzo) ma via via estesi fino a nove mesi.

I giudici campani hanno sentenziato che «la duplice proroga implica la violazione del principio della temporaneità degli effetti dei provvedimenti urgenti», ritenendo che un provvedimento straordinario non possa assumere un carattere tendenzialmente permanente per far fronte a problemi ordinari e stratificati.

La sentenza del Tar Campania ha annullato l'ordinanza prefettizia napoletana, definendola «illegittima e lesiva dei principi fondamentali dell'ordinamento costituzionale».

Milano e Bologna: approcci diversi al problema

A Milano, invece, il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva avanzata dalla Camera Penale e da associazioni. I legali avevano appellato la proroga delle zone rosse fino a fine settembre. Nonostante le stesse motivazioni sollevate a Napoli riguardo la proroga, i magistrati lombardi si sono riservati di entrare nel merito della questione.

Anche Bologna è stata tra le prime città a istituire queste zone rosse, su indicazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. L'ordinanza prefettizia bolognese scadrà il 15 settembre. Ma il dibattito è già acceso e le critiche si basano su «compressione permanente dei diritti e dell'accessibilità nello spazio pubblico».

I criteri di allontanamento e le sanzioni

Le maggiori perplessità nascono per quanto riguarda l’allontanamento di chi ha precedenti penali. Nelle "zone rosse" è in vigore un divieto di stazionamento per le persone considerate pericolose in base al loro comportamento e ai loro eventuali precedenti. Questo divieto, ai sensi dell'articolo 2 del Testo unico di pubblica sicurezza, autorizza le forze dell'ordine ad allontanare immediatamente tali individui dal luogo.

I soggetti a rischio allontanamento sono coloro che assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o molesti e che sono stati segnalati dall'autorità giudiziaria per reati legati a stupefacenti, reati contro la persona o il patrimonio, o detenzione abusiva di armi. Chi trasgredisce rischia l'arresto fino a 3 mesi e un'ammenda fino a 200 euro.

Per i comitati contari all’istituzione delle zoe rosse la scarsa efficacia delle zone rosse si basa sulla percentuale dello 0,92% degli allontanamenti sui controlli effettuati. La critica all'uso di strumenti emergenziali per problemi strutturali delle grandi città, si basa su quello che viene definito come il "pugno forte" una scorciatoia propagandistica.

La decisione del Tar di Napoli si allinea a questa visione critica, ponendo lo stop a un approccio che rischierebbe, hanno puntualizzato i comitati contrari, di ledere diritti fondamentali sotto la bandiera dell'emergenza.

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