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Malanapoli

Agguato all’amico, preso ventenne

Il pistolero era già detenuto per un pestaggio, c'è anche un altro indagato: i due sono vicini al clan Marsicano

Agguato all’amico, preso ventenne

Le indagini sull’agguato sono state condotte dai carabinieri della compagnia Bagnoli; nel riquadro il ventenne Ciro Battista, indagato a piede libero

NAPOLI. I giorni dell’ira e della Malanapoli. Sono quelli andati in scena tra l’1 e il 9 febbraio scorsi, quando una paranza di giovanissimi in odore di camorra si è resa protagonista prima di un brutale pestaggio ai Baretti di San Pasquale, a Chiaia, e poi di un misterioso agguato consumatosi nel quartiere Pianura.

Le indagini sul primo episodio sono già da alcune settimane arrivate a un punto di approdo e adesso, grazie a una brillante inchiesta condotta dai carabinieri, anche il secondo caso è stato risolto. Accusato di aver fatto fuoco contro l’amico Vincenzo Cimmino “’o mellone”, ieri mattina è finito in manette il 20enne Claudio Riccardo Garavini, considerato dagli inquirenti antimafia vicino agli ambienti della paranza delle Case Gialle di Pianura, una costola del temibile clan Esposito-Marsicano.

Per lo stesso episodio di sangue è invece indagato a piede libero, senza dunque ricevere alcuna misura cautelare, il coetaneo Ciro Battista, altra vecchia conoscenza delle forze dell’ordine.

Garavini è accusato di avere gambizzato Vincenzo Cimmino per alcune sue presunto manchevolezze, Claudio Riccardo Garavini, a cui ieri mattina i carabinieri di Bagnoli hanno notificato, nel carcere dove è detenuto, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli Luca Battinieri su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Il giovane è infatti già detenuto per una violenta aggressione, anche quella connotata dall’uso delle armi, avvenuta il primo febbraio all’interno del Bar Ops della cosiddetta zona dei Baretti di Chiaia. La gambizzazione risale al 9 febbraio scorso e i reati contestati sono detenzione e porto illegale di arma da fuoco, aggravati dal metodo mafioso.

Allora ad evitare che le conseguenze fossero ancora più gravi furono alcuni residenti subito si misero in contattato le forze dell’ordine, dopo aver sentito lo sparo. Grazie alla testimonianza della vittima, all’analisi del traffico telefonico e alla visione delle immagini di videosorveglianza, i carabinieri sono stati in grado di documentare il coinvolgimento di Garavini nel ferimento.

All’aggressione avrebbe preso parte anche il ventenne Ciro Battista, per il quale il gip ha però ritenuto di non emettere alcune misura di custodia cautelare. Lo slancio iniziale alle indagini è arrivato grazie alla testimonianza della vittima, che nonostante il colpo di pistola ricevuto all’anca, ha spiegato ai carabinieri cosa fosse accaduto. Cimmino, quella notte, si trova in compagnia dei due indagati e di altri amici comuni.

Dopo una caduta in moto, il giovane sarebbe stato deriso e infine aggredito: «Io e Riccardo - ha spiegato - non andiamo d’accordo, ci odiamo, quindi per ogni cosa cerca il pretesto per litigare. Quella sera il pretesto fu la caduta dalla moto e il fatto che dicesse che non so guidare e che non sono un valido elemento per quel “modo di vivere”». Quella che ne venne fuori fu un’esecuzione in piena regola, con il malcapitato ferito da un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinata.

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