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01 Agosto 2025 - 08:44
NAPOLI. Una scarcerazione eccellente rischia di innescare importanti fibrillazioni negli ambienti della criminalità organizzata di Ponticelli. È quella di Omar Marino, 50enne capopiazza del temibile clan De Micco, che da pochi giorni è ritornato a piede libero non ampio anticipo. Il colpo di scena si è consumato al termine dell’incidente di esecuzione invocato dal difensore del narcos di via Franciosa, il penalista Luca Gili. La sesta sezione penale della Corte di appello di Napoli, accogliendo le argomentazioni del legale, ha riconosciuto il vincolo della continuazione tra i reati per i quali Marino aveva già incassato due condanne definitive, e rideterminato la pena complessiva in 10 anni e 8 mesi: un arco temporale che il detenuto, considerando anche il “presofferto”, aveva già scontato.
Omar Marino è così ritornato a piede libero e il clan dei “Bodo” rischia adesso di ricompattarsi dopo gli ultimi arresti. Marino in passato era stato condannato per un vicenda a dir poco inquietante. Il capopiazza dei De Micco, in concorso con Ciro Cirelli, aveva sequestrato l’innocente Massimo Clemente, costringendolo a salire in auto e poi segregandolo in un garage per oltre un’ora. Un rapimento finalizzato, secondo la ricostruzione della Procura antimafia, a costringere il fratello della vittima, Salvatore Clemente, gestore a sua volta di una piazza di droga nel Parco Conocal, a versare ai “Bodo” una tangente estorsiva per poter continuare a svolgere l’illecita attività. Dietro il raid ci sarebbe stata inoltre la volontà di indebolire ancora una volta il rivale clan D’Amico, i “Fraulella”, egemone proprio all’interno del Conocal.
Un’indagine-lampo coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e supportata anche dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, avevano portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del gip del tribunale di Napoli. Così finirono in carcere Omar Marino, vecchia conoscenza degli investigatori, e Ciro Cirelli, entrambi già noti alle forze dell’ordine e considerati gravitanti nell’orbita del clan capeggiato da Marco De Micco detto “Bodo”. L’episodio avvenne oltre dieci anni fa e venne alla luce quasi subito, nonostante la vittima non avesse denunciato l’accaduto. I poliziotti del commissariato Ponticelli stavano indagando su altre richieste estorsive fatte dagli emissari dei De Micco-Cuccaro ai pusher del gruppo avversario quando hanno scoperto il sequestro di persona.
A questo punto, il fratello della vittima e il sequestrato stesso, messi alle strette dagli investigatori avrebbero ammesso ma senza fare nomi. A dare un volto ai sequestratori erano stati i poliziotti, che poi hanno portato le prove al pm della Dda che ha chiesto e ottenuto dal gip il provvedimento restrittivo. Il più noto dei due era proprio Omar Marino, che il 24 febbraio del 2008, entrò nell’ospedale Villa Betania e sparò a un infermiere che aveva avuto una relazione con la sorella. Per il sequestro i due furono condannati in appello a 7 anni e 4 mesi.
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