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Il Riesame salva il ras Mazzarella

Il boss resta detenuto per altre due inchieste. Il tribunale conferma invece le accuse per tutti gli altri indagati

Il Riesame salva il ras Mazzarella

NAPOLI. Colpo di scena al Riesame, “salvo” il capoclan Michele Mazzarella. Incappato in un nuovo arresto il mese scorso, il 48enne boss conosciuto negli ambienti criminali come “’o fenomeno” ieri mattina ha ottenuto, da parte della decima sezione del tribunale della Libertà, il completo annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare da cui era stato raggiunto. A spuntarla sono state le argomentazioni portate in aula dal suo difensore, l’avvocato Sergio Lino Morra, che ha battuto sulla carenza dei gravi indizi di colpevolezza, ma soprattutto sulla presunta inefficacia della misura in quanto gli elementi agli atti dell’inchiesta sarebbero già stati nella disponibilità della Procura all’epoca del decreto di fermo da cui Mazzarella era già stato raggiunto un paio di anni fa. Insomma, si sarebbe configurata la cosiddetta “contestazione a grappolo”.

Il ras resta però ancora detenuto per quel procedimento e per una successiva accusa di omicidio. L’inchiesta della Dda, culminata in 25 misure cautelari, si è ad ogni modo rivelata doppiamente importante: la cosca retta da Michele Mazzarella e poi dal cugino Luciano Barattolo, la cui misura cautelare è stata confermata dal Riesame, con l’appoggio di Giuseppe Del Prete per Forcella, aveva il controllo degli affari illeciti di più quartieri e poteva contare sull’aiuto di gruppi satelliti. Le accuse per gli indagati, a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso, al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio, alla ricettazione fino alla detenzione di armi clandestine e detenzione e porto abusivo di armi da sparo.

L’inchiesta è durata un anno e mezzo circa: dal 2022 alla fine del 2024 e ha permesso di ricostruire una serie impressionante di reati tra cui l’estorsione a un cantiere edile, alla vendita di droga con la tecnica del delivery, al “pizzo” sullo spaccio, alle scorribande armate, al controllo militare nelle zone d’influenza: nel rione Luzzatti attraverso Cristian Nunziata “’o castagnaro”; a San Giovanni a Carbonara attraverso Pasquale, Eduardo e Giuseppe Buonerba, i “capelloni”; a Forcella e alla Maddalena con a capo Giuseppe Del Prete; al “Connolo”, rione di Poggioreale, con referenti le famiglie Barattolo e Galiero.

Le indagini, affidate alla Squadra mobile della questura, si sono avvalse di tecniche all’avanguardia per le intercettazioni telefoniche e ambientali, scoprendo anche un autolavaggio, gestito da alcuni degli indagati, utilizzato dal clan come base logistica per stabilire contatti con gli acquirenti e per la conseguente vendita di sostanze stupefacenti, oltre a un immobile destinato allo stoccaggio e confezionamento della droga. L’inchiesta è partita da un episodio particolare, avvenuto il 25 luglio 2022. Quel giorno, dopo un corteo composto da 9 persone su 5 veicoli, fu aggredito un imprenditore nella sua abitazione e a farlo, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero stati Cristian Nunziata, Salvatore Di Caprio, Giuseppe Esposito, Raffaele Anastasio, Mauro Cirullo e Vincenzo Terracciano.

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