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Termini scaduti, boss scarcerati: il clan Moccia torna a fare paura

Colpo di scena in pieno dibattimento, di nuovo liberi i capi della cosca-impresa

Termini scaduti, boss scarcerati: il clan Moccia torna a fare paura

NAPOLI. Il processo chiamato a fare luce sulle presunte responsabilità penali del gotha del clan Moccia procede a passo spedito, a suon di due udienze-fiume a settimana, ma non sufficientemente veloce da non far scattare la tagliola della “scadenza termini”. Se quello consumatosi ieri pomeriggio davanti alla sesta sezione penale, sezione feriale, non è un terremoto, poco ci manca. Il tribunale di Napoli ha infatti sconfessato la linea della Procura antimafia e dichiarato decorsi i termini di fase di custodia cautelare.

Lasciano così il carcere alcuni dei massimi esponenti della temibile cosca-impresa con base tra Afragola, Napoli e Roma: vale a dire Antonio Moccia, Luigi Moccia, Angelo Moccia, il figlio Gennaro Moccia, Pasquale Credentino, Francesco Favella, Antonio Nobile, Gennaro Rubiconti e Giovanni Esposito. Tutti, tranne Angelo Moccia e Favella, già detenuti per un altro procedimento, sono stati scarcerati e sottoposti al divieto di dimora in Campania e Lazio, oltre che all’obbligo di presentazione giornaliero alla pg.

Accolte in pieno dunque le istanze del collegio difensivo, composto dagli avvocati Saverio Senese, Gennaro Lepre, Annalisa Senese, Claudio Botti, Nicola Quatrano, Dario Carmine Procentese, Claudio Davino, Ernesta Siracusa e Salvatore Pettirossi. Entrando nel merito dell’inatteso colpo di scena, la Procura sosteneva, in virtù di un recente pronunciamento della Cassazione, che i termini decorressero dalla sentenza del dicembre 2022 con cui il tribunale di Napoli Nord aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale.

Di tutt’altro avviso erano invece i difensori, i quali hanno sostenuto e a questo punto anche dimostrato che il calcolo andava fatto a partire dalla data di emissione del decreto di giudizio immediato, che risaliva invece al 22 luglio 2022. Preso atto che fosse ormai decorso il tetto dei tre anni per la custodia cautelare, i giudici della sezione feriale non hanno potuto far altro che disporre l’immediata scarcerazione di tutti gli imputati. Il processo che si sta celebrando davanti ai giudici “naturali” della settima sezione prende origine dall’inchiesta che ad aprile 2022 aveva portato all’esecuzione di oltre cinquanta arresti. Le indagini di carabinieri e guardi di finanza avevano permesso di far luce sulla struttura del clan Moccia, organizzata su diversi livelli di comando e competenza territoriale.

A capo della holding sono stati individuati i fratelli Angelo, Luigi, Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta, marito di Teresa Moccia. Tra gli affari gestiti dal clan vi sarebbero: il recupero degli olii esausti di origine animale-vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali. Sotto sequestro erano finiti così anche beni immobili e quote societarie per un valore complessivo di circa 150.000.000 di euro. Il tesoro del clan-impresa.

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