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04 Agosto 2025 - 08:52
NAPOLI. Se non è uno tsunami poco ci manca. Dopo le nove scarcerazioni eccellenti scattate sabato nel clan Moccia per decorrenza dei termini di fase di custodia cautelare, un nuovo colpo di scena si è consumato nel processo che si sta celebrando con il rito ordinario. Ieri mattina, infatti, altri cinque imputati, tra cui uno storico ras della cosca, Filippo Iazzetta, sono stati scarcerati dalla sesta sezione feriale del tribunale di Napoli. Sempre la stessa la motivazione alla base dell’ordinanza: termini scaduti.
A tornare a piede libero, se non già detenuti per altri procedimenti, sono stati dunque il ras Filippo Iazzetta e Massimo Malinconico, entrambi difesi dagli avvocati Antonietta Genovino e Claudio Davino, Benito Zanfardino, difeso da Davino e Gaetano Aufiero, Giovanni Piscopo, difeso da Giuseppe Scafuro e Luigi Spatafora, e Francesco Di Sarno, difeso da Saverio Campana e Giuseppe Stellato. Pochi giorni fa la scarcerazione era invece scattata per Antonio Moccia, Luigi Moccia, Angelo Moccia, il figlio Gennaro Moccia, Pasquale Credentino, Francesco Favella, Antonio Nobile, Gennaro Rubiconti e Giovanni Esposito. La decisione del tribunale è arrivata al termine di un acceso braccio di ferro tra pubblica accusa e collegio difensivo.
La Procura sosteneva, in virtù di un recente pronunciamento della Cassazione, che i termini decorressero dalla sentenza pronunciata nel dicembre 2022 con cui il tribunale di Napoli Nord aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale trasferendo quindi gli atti al tribunale del capoluogo. Di tutt’altro avviso erano invece i difensori degli imputati, i quali hanno sostenuto e a questo punto anche dimostrato che il calcolo andasse fatto a partire dalla data di emissione del decreto di giudizio immediato, che risaliva invece al 22 luglio 2022. Preso atto che fosse ormai decorso il tetto dei tre anni per il termine della custodia cautelare, i giudici della sezione feriale non hanno potuto far altro che disporre l’immediata scarcerazione di tutti gli imputati.
Il processo che si sta celebrando davanti ai giudici “naturali” della settima sezione prende origine dall’inchiesta che ad aprile 2022 aveva portato all’esecuzione di oltre cinquanta arresti. Le indagini di carabinieri e guardi di finanza avevano permesso di far luce sulla struttura del clan Moccia, organizzata su diversi livelli di comando e competenza territoriale. A capo della holding sono stati individuati i fratelli Angelo, Luigi, Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta, marito di Teresa Moccia. Tra gli affari gestiti dal clan ci sarebbero stati il recupero degli olii esausti di origine animale-vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali. Sotto sequestro erano finiti così anche beni immobili e quote societarie per un valore complessivo di 150.000.000 di euro. Un vero e proprio tesoro.
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