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“il sistema”

«I Mazzarella sangue nostro»

Emergono altri particolari sull’inchiesta che ha inferto un duro colpo al clan con basi in mezza Napoli

«I Mazzarella sangue nostro»

NAPOLI. Del “sistema” Mazzarella, salito prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni come un’unica alternativa all’Alleanza di Secondigliano, hanno parlato diversi esponenti del clan o di altre organizzazioni intercettati dagli inquirenti. Come nel caso di Eduardo Buonerba che, parlando con il fratello Pasquale dei Percich dei Quartieri Spagnoli, lo rassicurava sulla vicinanza di questi ultimi al gruppo storico di San Giovanni. Così come ne riconosceva l’autorità camorristica Luigi Esposito, conversando con uno dei “Capelloni” dei Forcella. «Mi hanno detto che posso continuare a operare nella mia zona». Le intercettazioni fanno parte della corposa ordinanza di custodia cautelare con cui il 12 luglio scorso è stato inferto un duro colpo al gruppo capeggiato da Michele Mazzarella e, dopo l’arresto di quest’ultimo, dal cugino Luciano Barattolo. Il 30 giugno 2023 veniva registrata la conversazione tra Eduardo e Pasquale Buonerba in cui si faceva riferimento all’alleato dei Quartieri Spagnoli.

«Ma quello Percich (non indagato nell’inchiesta, ndr) è Mazzarella». «Sì rispose il fratello perciò quello ha detto…Luciano ha detto: Non ti preoccupare, Percich lo chiamiamo noi». Il primo agosto successivo Eduardo Buonerba parlava con Ivan Zinzi e Patrizia Ricci (non indagati), commentando la vicinanza tra le rispettive famiglie e la comune appartenenza ai Mazzarella. «Io mi faccio uccidere, dico. Lo giuro sull’anima di… la bandiera non verrebbe mai cambiata», diceva la donna. Il “capellone” rispondeva: «Mi devo rapportare…». E Zinzi: «Il sangue mio proprio, dai… sto parlando proprio».

L’inchiesta culminata nelle 25 misure cautelari è doppiamente importante: la cosca retta da Michele Mazzarella e poi da Luciano Barattolo con l’appoggio di Giuseppe Del Prete per Forcella, aveva il controllo degli affari illeciti di più quartieri e poteva contare sull’aiuto di gruppi satelliti. Le accuse per gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva), a seconda delle varie posizioni, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al traffico di sostanze stupefacenti, allo spaccio, alla ricettazione fino alla detenzione di armi clandestine e detenzione e porto abusivo di armi da sparo.

L’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, è durata un anno e mezzo circa: dal 2022 alla fine del 2024 e ha permesso di ricostruire una serie impressionante di reati tra cui l’estorsione a un cantiere edile, alla vendita di droga con la tecnica del delivery, al “pizzo” sullo spaccio, alle scorribande armate, al controllo militare nelle zone d’influenza: nel Rione Luzzatti attraverso Cristian Nunziata “’o castagnaro”; a San Giovanni a Carbonara attraverso Pasquale, Eduardo e Giuseppe Buonerba, i “capelloni”; a Forcella e alla Maddalena con a capo Giuseppe Del Prete; al “Connolo”, rione di Poggioreale, con referenti le famiglie Barattolo e Galiero. Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile della questura si sono avvalse di tecniche all’avanguardia per le intercettazioni telefoniche e ambientali.

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