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l'inchiesta
06 Agosto 2025 - 09:14
NAPOLI. Racket per gli Amato-Pagano, scattano due scarcerazioni eccellenti dopo il verdetto della Cassazione. La Suprema Corte, prima sezione penale, aveva ribaltato la sentenza di appello nei confronti di tre soggetti, imputati a vario titolo di estorsioni aggravate dal metodo mafioso. La Corte di appello di Napoli ha revocato gli arresti domiciliari per Maria De Luca e Domenico Di Girolamo, entrambi difesi dall’avvocato Luigi Poziello.
Avevano avuto la meglio i coniugi De Luca e Di Girolamo (entrambi agli arresti domiciliari, condannati per due episodi di estorsioni consumate con l’aggravante mafiosa di aver favorito il clan Amato-Pagano per l’imposizione di gadget natalizi), difesi dall’avvocato Luigi Poziello, e Giuseppe Sinistro, difeso dall’avvocato Celestino Gentile, per i quali gli ermellini hanno annullato la sentenza di appello, rinviando il fascicolo ad una nuova sezione della corte di appello di Napoli.
All’epoca del blitz 22 indagati erano finiti in carcere, nove agli arresti domiciliari, gravemente indiziati di appartenere o di aver favorito il clan Amato-Pagano. Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, aggravati metodo mafioso, questi i reati a vario titolo contestati agli indagati.
Tra Campania, Molise ed Emilia-Romagna erano stati sequestrati beni immobili, società e denaro contante per un valore di oltre 25 milioni di euro. Il clan Amato-Pagano, nato dalla scissione del clan Di Lauro, avrebbe ininterrottamente continuato ad avvalersi della propria forza di intimidazione commettendo una pluralità di reati (omicidi, estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, riciclaggio), per mantenere il controllo del territorio nei Comuni di Melito, Mugnano e Arzano, del mercato all’ingrosso della cocaina nell’intera area nord di Napoli e delle estorsioni nei comuni di Melito, Mugnano, Casavatore e Arzano.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli avevano consentito di ricostruire l’organigramma attuale del sodalizio criminale, il cui reggente sarebbe Marco Liguori che, coadiuvato da storici esponenti di spicco come Fortunato Murolo individuato come probabile successore designato dello stesso Liguori Salvatore Roselli e Raffaele Tortora, è gravemente indiziato di gestire tutte le attività illecite del clan, con particolare riguardo al traffico e alla vendita dello stupefacente.
Grazie a un’organizzazione capillare, infatti, il clan sarebbe riuscito a gestire una complessa filiera di narcotraffico, soprattutto attraverso il controllo delle diverse piazze di spaccio operanti nei territori ricadenti sotto la sua egida criminale. Le indagini svolte dagli specialisti del Gico avrebbero portato alla luce l’esistenza di una forma di controllo del territorio melitese da parte del clan, grazie anche alla partecipazione di Antonio Papa, presidente dell’Aicast di Melito, associazione rappresentativa dei commercianti.
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